Non si è chiusa la partita e dagli spalti si continua a manifestare pro e contro il Mercosur, l'accordo dove dice la sua anche il mondo agroalimentare. Se i rappresentanti di alcuni prodotti leader guardano con segno positivo alla possibile intesa - parliamo di Consorzio Tutela Grana Padano, Consorzio Aceto Balsamico di Modena ma anche Federvini per il mondo enologico - altri come Coldiretti e Filiera Italia sono decisamente contrari. Basta leggere il titolo del loro ultimo comunicato: "Accordo rottama agricoltori Ue e finanzia aziende sudamericane". Posizione senza se e senza ma. E per l'ortofrutta il discorso è più complesso.
E il Governo?
Coldiretti punta sulla sintonia con il Governo Meloni: "La posizione sul Mercosur è importante per evitare che l’agroalimentare sia trattato come merce di scambio, ribadendo che, senza reciprocità delle regole, l’accordo non può essere ratificato". Un commento alle parole della premier Giorgia Meloni sulla necessità che “l’intesa deve offrire garanzie concrete e opportunità di crescita anche al mondo agricolo europeo, senza le quali l’Italia non sosterrà la firma".
Coldiretti critica i finanziamenti verso il Sud America
"Il paradosso è che, nonostante la crescente centralità dell'agroalimentare – soprattutto in termini di esportazioni – questo settore continua ad essere sacrificato sull’altare di altri interessi. Ai danni che l’accordo causerà al comparto si aggiunge peraltro la beffa della decisione della Ue di stanziare la somma di 1,8 miliardi per sostenere gli agricoltori sudamericani per facilitarne la transizione verde e digitale, mentre per le aziende agricole europee viene riservato poco più della metà (un miliardo) per far fronte ai problemi che potrebbero avere dall’accordo".
"In pratica – conclude Coldiretti – da un lato si investe nell’agricoltura del Mercosur, favorendo la delocalizzazione della produzione alimentare, dall’altro si riserva un bonus rottamazione alle imprese Ue che si troveranno a chiudere i battenti".
Il sondaggio di Coldiretti/Censis
"Il 74% degli italiani è contrario ad accordi, come nel caso del Mercosur, che prevedano agevolazioni con Paesi che hanno regole sanitarie, di sicurezza e sociali meno rigorose di quelle dei paesi della Ue".
Questo il dato di una indagine Coldiretti/Censis diffusa in occasione dell’assemblea nazionale della Coldiretti a Roma. Commenti duri: "L’accordo non prende minimamente in considerazione – accusa Coldiretti – le differenze negli standard produttivi oggi esistenti tra Europa e Paesi Mercosur. Nei campi sudamericani sono oggi largamente impiegate sostanze da anni vietate nella Ue, dai fungicidi agli insetticidi fino agli erbicidi. Basti ricordare che il 30% dei prodotti impiegati in Brasile non è oggi consentito nel Vecchio Continente". Un dumping che mette a rischio i prodotti in concorrenza.
Il problema principale a leggere le prese di posizione di Coldiretti è la carne. "Centinaia di milioni di chili di carne di manzo, di maiale e di pollo, oltre a riso, miele, zucchero, che andranno a sommarsi alle quantità che già vengono importate dal Sudamerica. Nel caso del pollo, si arriverà a circa il 10% del consumo europeo di questo tipo di carne".
Conseguenze negative per l'ortofrutta? Meno dazi per agrumi, avocado, meloni e uva
Vista la posizione aperturista di grandi consorzi e del mondo dei vini, l'ortofrutta cosa può subire o guadagnare da questo accordo?
Secondo uno studio di La Unió Llauradora i Ramadera i prodotti ortofrutticoli che riceveranno un accesso preferenziale o un'esenzione totale sono gli agrumi, gli avocado, i meloni, i cocomeri o l'uva da tavola, molti dei quali avranno l'eliminazione totale delle loro tariffe in periodi che vanno dai 4 ai 10 anni.
L'industria dei succhi brasiliana fa paura
Sugli agrumi abbiamo scritto recentemente delle arance del Brasile trasformate soprattutto in spremute, ma in grande crisi, mentre i limoni Eureka dall'Argentina sono molto presenti, seppur quest'anno c'era prevalenza di prodotto sudafricano, quando manca il prodotto italiano che appena arriva mette di lato il prodotto d'importazione che quest'estate si è presentato con prezzi alti. Questa battaglia in giallo è molto interna all'Unione europea. Il classico derby Italia-Spagna.
Nel caso specifico degli agrumi La Uniò ritiene che l'accordo con il Mercosur "affonderà l'industria europea dei succhi, che già domina un paese come il Brasile al 90%, e la situazione probabilmente si estenderà al prezzo della frutta fresca del mercato".
Secondo l'associazione attualmente, "gli agrumi freschi che arrivano nell'Ue dall'Argentina e dal Brasile lo fanno con una tariffa del 12,80% che con l'accordo verrà ridotta fino alla loro scomparsa. Per i succhi provenienti dal Brasile viene pagata una tariffa del 12,20%. Attualmente, il crescente afflusso di succo d'arancia dal Brasile sta erodendo l'industria europea dei succhi, che è essenziale per regolamentare il mercato degli agrumi freschi. Tra il 2019 e il 2023 le importazioni di succo d'arancia da paesi terzi nell'Ue sono aumentate in modo preoccupante".
Si danno i numeri: "Nel 2023, l'Unione Europea ha importato 747.363 tonnellate di succhi di agrumi dal Mercosur, una cifra che minaccia anche la sostenibilità del nostro settore agroindustriale, di cui 21.293 tonnellate provenienti dalla Spagna".
Le ciliegie cilene fanno vendere i macchinari italiani
E' tempo di ciliegie argentine e cilene, un prodotto festivo e per l'alto prezzo riservato a nicchie, seppur preziose, di consumatori. Non c'è concorrenza di prodotto e gli industriali italiani dei macchinari, pensiamo al post raccolta, brindano per le dinamiche commerciali positive grazie all'evoluzione di questa filiera. L'Italia ci guadagna.
In questi giorni vediamo sugli scaffali uva peruviana e italiana. Ma pur nella complessità dell'analisi del fenomeno il prodotto nazionale sta vivendo da due anni un buon momento e in sostanza non si avvertono conseguenze particolarmente negative dalla presenza della merce sudamericana. Si convive.