“La noce di Sorrento – spiegano ancora dalla Vincenzo Caputo S.r.l., storica azienda campana specializzata nella lavorazione di frutta secca – è coltivata in poche aree specializzate, ma la sua produzione è in crescita. Attualmente vi è pure un’elevata frammentazione delle superfici coltivate, che in media sono inferiori ai 3 ettari. Rari sono gli apporti di elementi nutritivi specifici e le cure colturali sono limitate a pochi interventi con prodotti fitosanitari, per il controllo delle principali avversità (il lepidottero Carpocapsa e, da qualche anno, la mosca Rhagoletis completa). La raccolta si concentra nei mesi di settembre ed ottobre, con una resa estremamente variabile in funzione degli andamenti climatici e del controllo dei principali parassiti/avversità. Normalmente sono impiegate per la raccolta macchine scuotitrici che, con un’azione meccanica, favoriscono la cascola della noce dai rami. Segue l’eliminazione del mallo (spesso sul posto) e l’essiccazione naturale del prodotto. Le noci consegnate in azienda possono poi essere “sbiancate” attraverso una lavorazione di pulizia e schiarimento del guscio, o trattate tal quali. Il principale mercato della noce Sorrento resta l’Italia, sebbene essa sia apprezzata anche all’estero. La Caputo, nonostante le difficili annate e i raccolti non in linea con gli anni precedenti, lavora oltre il 20% della produzione complessiva di noci Sorrento (circa 1600 t). La tendenza al salutismo unita alla destagionalizzazione della frutta secca, ormai utilizzata per diverse ricette dolci o salate, ha contribuito ad un aumento delle vendite della noce sgusciata e, dunque, ad una crescita dei segmenti cucina e benessere”.
22 dicembre 2011
“Mysnack in tour”: la noce di Sorrento 2
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