28 novembre 2012

Nashi. Varietà diverse, gusti differenti

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Poco distanti da Piozzo, in provincia di Cuneo, sede di una delle birrerie artigianali più famose d’Italia, vale a dire la Baladin, Franco Romanisio conduce l’azienda agricola che porta il suo nome coltivando anche pere Nashi, da più di quindici anni. Due ettari, la vendita al pubblico anche attraverso Fattoria Amica di Coldiretti e poi in giro per fiere e mercatini.

“C’è un grande interesse per le pere Nashi, lo vedo ogni volta stando a contatto diretto con il consumatore”. Nessuna titubanza, quindi, considerando il nome, l’origine asiatica e la peculiarità del frutto? “No, basta farla assaggiare, come faccio io, mettendo a confronto le diverse varietà, che hanno gusti diversi”.

Lasciamoci quindi guidare alla scoperta delle peculiarità delle tre varietà Nashi: “La Try è molto succosa, aromatica, croccante, non troppo dolce, ideale quindi anche per chi deve contenere gli zuccheri nella sua dieta”. Si passa poi alla Dely: “È una varietà medio tardiva, ha una pasta più fine rispetto alla Try, è meno sugosa, sempre croccante e acquosa, con profumo e gusto vanigliato e più dolce”. La Plumpy, invece, è una via di mezzo dal punto di vista organolettico tra le due precedenti.

“L’unico neo” – ammette Romanisio – “per ora è che non si trova dappertutto e quindi la sua conoscenza procede piano piano. Anche se non è detto che un frutto si debba necessariamente trovare ovunque”. Soddisfatto, quindi, della scelta della coltivazione di questa particolare varietà? “Certamente. Quello che mi ha dato coraggio sin dall’inizio e continua anche ora è proprio l’interesse che riscontro da parte del pubblico”.

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