Spesso abbiamo raccontato come la categoria dei fruttivendoli stia attraversando un periodo di profonda trasformazione. Da una parte la situazione congiunturale economica, la grande distribuzione che erode sempre più quote di mercato e il cambiamento in atto nei consumi e nel servizio richiesto dalla clientela.
D'altra parte, come noto il fruttivendolo è una professione che richiede da sempre sacrificio, in termini di orari e qualità complessiva della vita. Inoltre, i costi di gestione elevati assottigliano ancora i margini di guadagno della professione e le chiusure aumentano rendendo il cambio generazionale sempre più difficile.
In questo contesto la geografia degli attori in campo sta quindi cambiando e l'immigrazione sta portando nuove forze in gioco, che sempre più spesso decidono di aprire proprio negozi di frutta e verdura. Un buon termometro della situazione arriva osservando le richieste di micro finanziamento ricevute da società come PerMicro, operatore professionale di microcredito che sopperisce in Italia al ruolo delle banche, dando credito a chi non può dare garanzie.
«Sono soprattutto tunisini e marocchini, mentre pakistani e bengalesi, optano per minimarket con l'angolo frutta e verdura» ha dichiarato Elio Perugi , responsabile genovese della società PerMicro, a La Repubblica. A Genova i negozi di frutta e verdura gestiti da immigrati non solo hanno invaso il centro storico ma si stanno diffondendo sia a ponente che a levante della città. Continua Perugi «Si è appena rivolto a noi un ragazzo marocchino che ha aperto un punto vendita vicino all'ospedale Galliera. Lui prima lavorava al mercato di Bolzaneto, ora ha consolidato le sue conoscenze».
Fonte foto: SecoloXIX