28 dicembre 2015

Nocciola, la Calabria vuole l’IGP

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La nocciola “Tonda Calabrese” vuole il riconoscimento dell’IGP, indicazione geografica protetta. Ad affermarlo, nei giorni scorsi, è stata il consigliere regionale della lista “Calabria in rete” Flora Sculco, che ha rilevato: “E’ encomiabile il lavoro che sta facendo il ‘Consorzio per la Tutela e Valorizzazione della Nocciola di Calabria’, che è un’eccellenza con cui la Calabria è stata presente al Salone del Gusto di Torino e all’Expo di Milano, riscuotendo consensi e apprezzamenti. E che interessa in Calabria una superficie pari a circa 200 ettari, circoscritti nei luoghi storici di coltivazione: Cardinale, Simbario e Torre di Ruggiero, con potenzialità di sviluppo in tutti i comuni della Valle dell’Ancinale.

Adesso – prosegue la Sculco – occorre accelerare le procedure per il riconoscimento della denominazione commerciale storica ‘Tonda Calabrese’, al fine di conseguire il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta, marchio comunitario necessario per preservare, anche con risvolti economici, un patrimonio genetico locale da tutelare perché fonte di biodiversità di notevole valore sociale, culturale oltre che scientifico”.

Ancora la Sculco ha poi aggiunto: “Su questo specifico comparto, che fa parte del circuito nazionale della nocciola insieme alle regioni Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia, l’attenzione della Regione è più che soddisfacente. Ho presentato, all’indomani della XIII Assise nazionale Città della Nocciola che si è svolta a Torre di Ruggiero con la presenza di rappresentanti del ministro Martina, una mozione sulla coltivazione della nocciola in Calabria per impegnare la Giunta regionale affinché si avvii un’azione programmatica per la valorizzazione di questa risorsa fondamentale anche per la stabilità, la conservazione del territorio e per la salvaguardia dell’economia delle aree interessate. La valorizzazione della nocciola significa anche più attenzione alle aree interne dato che rappresenta un’opportunità economica ed occupazionale che potrebbe sostituire diverse colture tra cui l’olivo e la vite sui versanti più difficili ed essere un’alternativa colturale sostenibile”.

 

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