Il caldo di questi giorni sta portando con sé anche il problema della proliferazione delle cimici asiatiche, che nei centri abitati costringono i cittadini a barricarsi in casa con porte e finestre chiuse, mentre nelle campagne si aggiungono i danni provocati all’agricoltura. A rilevarlo è Coldiretti Asti, che ricorda tra l’altro come questo insetto possa essere dannoso per la corilicoltura.
“La “cimice marmorata asiatica” – spiega una nota dell’associazione agricola – è particolarmente insidiosa, in quanto si riproduce con il deposito delle uova almeno due volte all’anno, con 300-400 esemplari alla volta che con le punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili, col rischio di compromettere seriamente parte del raccolto. Sono insetti insaziabili e si concentrano soprattutto su frutteti, meli, peri, kiwi, peschi, ciliegi, albicocchi, noccioli, sugli ortaggi e sulle piante da vivai, con danni che possono arrivare fino al 40% dei raccolti. Nell’Astigiano le attenzioni maggiori si concentrano sui noccioli, coltura che in questi ultimi anni ha incrementato la sua presenza e, soprattutto, la redditività degli agricoltori. Riuscire a contrastare le punture di cimice asiatica sulle nocciole, significa una maggiore qualità e quindi un maggiore ritorno economico per i corilicoltori.
Per questo viene messa in campo una vera task force, fatta di tecnici e ricercatori che collaborano a stretto contatto con gli agricoltori. Coldiretti di Asti da anni è punto di riferimento per i monitoraggi e per il controllo della cimice asiatica sul nocciolo”.
“L’impegno è costante – sottolinea Antonio Bagnulo, responsabile assistenza tecnica di Coldiretti Asti – e non si abbassa mai la guardia. Da fine primavera a tutto il periodo estivo i tecnici, in collaborazione con i corilicoltori, analizzano settimanalmente numerosi campioni di materiale vegetale (i cosiddetti frappage) provenienti dai noccioleti di tutti gli areali astigiani. In base a tale attività è possibile determinare in modo scientifico gli eventuali interventi di lotta commisurati all’effettiva situazione in campo”.
“Già lo scorso anno – ricorda ancora Coldiretti Asti – è stato istituito un Osservatorio regionale contro la cimice per allargare e approfondire la ricerca sulle strategie di lotta all’insetto asiatico. Vi fanno parte, con Coldiretti Piemonte, il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino, la Fondazione Agrion e Ferrero. La problematica, peraltro acuita con i repentini cambiamenti climatici e la tendenza al surriscaldamento e al moltiplicarsi di eventi estremi e sfasamenti stagionali, viene affrontata incidendo sul contenimento della cimice attraverso interventi agronomici mirati e la costante azione di monitoraggio realizzata dai tecnici. La sinergia sui territori ha reso possibile lo studio di strategie appropriate, adottando i metodi più sostenibili, con una particolare attenzione all’ambiente al fine di salvaguardare la qualità delle produzioni”.