Si è svolto l'11 novembre a Bruxelles il consueto incontro bilaterale Ue-Turchia dedicato alle nocciole.
All'appuntamento, promosso dalla Dg Agri, hanno partecipato le organizzazioni di Italia, Francia, Spagna, principali Paesi produttori di nocciole in Europa, del governo turco e della Commissione Europea.
Obiettivo primario dell’appuntamento, verificare la situazione di mercato del comparto corilicolo, con l’analisi delle principali problematiche della campagna in corso e il conseguente confronto sulle possibili strade per la crescita del settore.
Tra i momenti salienti dell'incontro, l'analisi dei dati relativi al comparto su scala mondiale. Ne è emerso un quadro in cui, nel 2024, la produzione complessiva, in crescita rispetto agli anni passati, si aggira intorno a un milione e 300mila tonnellate. Di queste, circa 785 mila arrivano dalla Turchia che si conferma dunque il primo produttore, seguita da Italia, Stati Uniti, Cina e Azerbaijan.
Nel 2023, l’Europa si è attestata al di sotto delle 200mila tonnellate. Tra gli stati europei, spicca proprio l’Italia con 95mila tonnellate. Tra il 2018 e il 2023, l’Italia ha immesso sul mercato il 75,6% della produzione europea. Un netto distacco dalla Francia con il suo 9,1% seguita da Spagna (5,6%) e Polonia (5,5%).
Tra i produttori extra-Ue si evidenzia un balzo ini avanti della Cina che è passata dalle 60mila tonnellate del 2023 alle 75mila del 2024. In leggera crescita anche gli Stati Uniti.
La produzione italiana
Per quanto riguarda il comparto corialico italiano, dai dati Istat emerge che Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia restano i principali produttori anche se altre regioni stanno portando avanti degli investimenti in tal senso. Dal 2021 ad ora si registra un lieve aumento della superficie dedicata che oggi ammonta a 88mila ettari contro gli 82.500 circa del 2021 (+0,8%). A crescere soprattutto la Sicilia con il +5%.
La produzione complessiva 2023/24 è stata di 65mila tonnellate. Le previsioni sembrano piuttosto positive: si ipotizza infatti una produzione 2024/25 che potrebbe attestarsi fra 68mila e 72mila tonnellate.
Numeri in crescita che tuttavia non raggiugono quelli della stagione ancora precedente (2022/23). La produzione nella campagna attuale vede infatti un aumento percentuale rispetto all’anno precedente che segna un dato importante in Sicilia (+80%) e in Campania (+10%). Il calo più consistente è invece quello dell’areale piemontese con il 60% in meno. Segno positivo sul fronte prezzi, con una qualità del prodotto che si mantiene nella media in tutto il Paese.
Le importazioni in Europa
Secondo i dati Eurostat, all’interno dell’arco temporale analizzato le importazioni in Europa da altri Paesi hanno toccato il massimo fra il settembre del 2021 e l’agosto del 2022 con circa 270mila tonnellate per poi scendere alle 250mila tra il 2023 e il 2024. Un dato interessante riguarda le importazioni dalla Turchia: dal 2019 a ora sono progressivamente calate passando dalll’82,1% al 76,1% dell’agosto scorso.
Spicca anche il dato relativo agli Stati Uniti: tra il settembre 2023 e l’agosto 2024 le importazioni ammontano a 6.293 tonnellate contro le 1.110 dello stesso periodo dell’anno precedente, superando così le quantità in arrivo dalla Georgia. Il prezzo d’acquisto delle nocciole turche è maggiore di quello del prodotto in arrivo dagli altri Paesi. Tra maggiori Paesi interessati ci sono Germania e Italia che insieme assorbono più del 60% delle importazioni.
Le importazioni fra Stati membri sono sostanzialmente stabili (tranne il picco del 2020-2021 quando si raggiunsero le 126.500 tonnellate circa). 104mila le tonnellate commercializzate tra Stati europei nel periodo 2023-2024.
All’interno di questo mercato, l’Italia è ancora una volta tra i principali importatori (11,65) dopo Germania e Francia ma è anche il primo esportatore con una quota di quasi il 27%.
Nell’ultimo anno, l’Europa ha esportato quasi 14.500 tonnellate di nocciole, dato in aumenti rispetto al periodo 2022/23. Stanno però cambiando i Paesi di riferimento: cala il Regno Unito e crescono Svizzera, Turchia e Stati Uniti. Anche in questo caso, l’Italia si presenta bene con una quota di ben il 30% delle esportazioni complessive.