Sembra non conoscere fine l’allarme ghiri nei noccioleti dei Nebrodi.
A denunciarlo, in questi giorni, sono stati la trasmissione televisiva “Report” e il quotidiano “Il Corriere della Sera”. Scrive tra l’altro il “Corriere”: “Nella regione più povera d’Italia un ettaro di noccioleto può produrre 6mila euro di prodotto, soprattutto oggi che il prezzo delle nocciole è schizzato, dai passati 100 euro, agli attuali 4/500 euro a quintale. Considerando che ci sono diecimila ettari, significa un potenziale indotto di 50 milioni di euro. In un’area dove anche un singolo posto di lavoro fa la differenza, sono una miniera d’oro che non inquina ma, anzi, combatte il dissesto idrogeologico. I coltivatori della zona hanno sempre accettato di condividere parte del prodotto con gli animali del bosco, ma quando il danno raggiunge il 90 o il 100 per cento del raccolto, nei loro racconti restano solo rabbia, disperazione e frustrazione e l'allarme ghiri diventa davvero un problema molto grande.
Da anni infatti le loro richieste sono inascoltate dalla politica che ha, non solo il potere, ma anche l’esclusiva dell’intervento in questo campo. Uccidere un ghiro è, infatti, un reato penale. Deve occuparsene l’autorità pubblica, ma prima di autorizzare qualsiasi programma di controllo, l’Ispra chiede almeno un monitoraggio. Nemmeno questo ad oggi si è fatto”.