I numeri sul consumo delle noci in Italia danno speranza agli agricoltori che intendono dedicarsi a questo frutto. Vediamoli: il fabbisogno nazionale è pari a 55.000 tonnellate mentre la produzione nazionale si ferma sulle 15 mila. Le aziende sono localizzate soprattutto in Veneto, Romagna ma si ha una produzione significativa anche in Piemonte e si muove qualcosa nell’area del Tevere, nelle terre del tabacco laziali e poi in alcune aree della Campania come Sorrento. La carenza di prodotto italiano sta spingendo gli agricoltori ad investire nel settore e si stima un aumento nei prossimi anni delle quantità, ne abbiamo scritto qui, pari a 15 mila tonnellate che porterebbe al soddisfacimento di circa il 50% del fabbisogno.
Una campagna da dimenticare
Degli esiti dell’ultima campagna e dello sviluppo del settore ne abbiamo parlato con Alessandro Annibali, presidente di New Factor e ambasciatore per l’Italia di INC (International Nut and Dried Fruit Council). “Le quantità sono inferiori di circa il 20% in Romagna, ma in Veneto si sale: dal 30 al 50%. Il calo è dovuto alle piogge di maggio, ben 18 giornate su 30, che hanno ostacolato l’impollinazione”. Ma non è finita qui perché “con la grandine di luglio ed agosto sono aumentate le perdite. Anche la qualità ne ha risentito – sostiene Annibali -. Il caldo estremo in estate ha prodotto i suoi effetti. Non è stata una buona annata. Le noci di Romagna hanno sofferto meno, in termini di varietà le Chandler hanno resistito meglio della Lara, anche dal punto di vista qualitativo”.
Per il futuro buone prospettive, ma bisogna investire su almeno 20/30 ettari
La fotografia della campagna è chiara. Ma al di là dell’annata quali sono le prospettive del settore? “Molto fermento e grande curiosità anche se poi, quando gli interessati approfondiscono il tema, si demotivano perché ci vogliono circa 8 anni prima che il noceto entri in produzione. Un altro elemento di desistenza è la struttura estensiva. Non si può fare un ettaro di noceto, non è fattibile perché il sistema è meccanizzato e non c’è un comparto terzista attrezzato”. Annibali traduce in numeri per dare il massimo di chiarezza: “Un cantiere costa 200 mila euro, una spesa che si giustifica con minimo 20/30 ettari di terreno. Ma c’è attenzione anche da parte di agricoltori che hanno a disposizione decine o centinaia di ettari”.
La stima: 3 mila nuovi ettari per la noce
Per la noce c’è spazio come conferma il manager romagnolo: “Dai ritmi che osservo è possibile raggiungere l’obiettivo di nuovi 3 mila ettari con Emilia, Veneto, Piemonte ma si stanno muovendo anche nell’area laziale del Tevere dove c’era la coltivazione del tabacco. Per il Sud penso che si debbano sviluppare soprattutto mandorle e pistacchi, almeno a Sud della Campania perché la noce richiede molta disponibilità di acqua e con l’aumento delle temperature assistiamo a numerose problematiche”.
In-Noce cresce con i suoi 500 nuovi ettari
Sta avanzando il progetto In-Noce, ne abbiamo parlato qui, in Romagna. “New Factor è capofila del progetto che vede coinvolti 17 produttori. Il centro di raccolta è a Forlì. Una volta che le noci sono smallate, essiccate, calibrate e cernite vanno a Rimini per essere confezionate e distribuite nei vari canali”.
Annibali punta con la San Martino a 1000/1500 tonnellate
Per quanto riguarda l’azienda di proprietà di Annibali, l'agricola San Martino, si lavora perché entri in produzione. “Ci vorranno ancora due anni e allora vedremo. Stimiamo di raggiungere le 1000/1500 tonnellate di PLV ovvero circa il 10% del prodotto nazionale che corrisponde al 2/3 % del fabbisogno nazionale”. Per la trasformazione: “Stiamo sviluppando gli impianti di essiccazione per il 2020, poi il raddoppio degli impianti di lavorazione e nel 2021 l’impianto di sgusciatura a Forlì”.
L'azienda Valier in calo, ma buona la qualità
Daniele Valier conferma che la campagna non è andata bene: “Registriamo un calo produttivo abbastanza importante per via della grandine e poi ha inciso un maggio molto piovoso e freddo con una fioritura problematica. In totale la quantità è inferiore del 35% rispetto all’anno precedente che era stato molto buono. Anche la pezzatura, il calibro, è stata inferiore rispetto agli anni scorsi. Ma la qualità è buona, restano però i 38 quintali per ettaro raccolti rispetto ai 50 dell’anno precedente”.
Puntano sulla noce: altri 17 ettari in cantiere
Daniele Valier e famiglia nonostante l’annata non esaltante credono nella noce. La coltivano in 23 ettari e mezzo ma ce ne sono altri 17 in fase di sviluppo, sono al quarto anno, che permetteranno di incrementare in modo significativo la produzione. “Si tratta di un grosso investimento, ma siamo contenti perché è il nostro mondo. Lo conosciamo bene”. E le vendite? “Vendiamo soprattutto a ottobre, novembre, dicembre ma i consumi sono cambiati e si sono spalmati su più mesi anche se con quantità inferiori”. La particolarità dell’azienda dei Valier è la vendita diretta ed in particolare tramite l’e-commerce: “La gran parte passa per l’on-line ed il punto vendita aziendale. Poi forniamo alcuni negozi e portiamo qualche pedana al mercato”.
Buono il prezzo, ma si punta sul trasformato
Sul fronte redditività si è soddisfatti: “ Si ottiene un prezzo soddisfacente, anche se la remunerazione è in calo”. Per questo da tempo si è puntato sulla trasformazione come si vede facilmente nel sito Internet aziendale dove si può acquistare il panettone, i gherigli ricoperti di cioccolato, sciroppo di noci verdi e tante altri derivati dal frutto principe dell’azienda. “La strada che abbiamo intrapreso ci sta premiando – sottolinea Daniele-. La noce è stata riscoperta grazie alla valorizzazione dei suoi effetti benefici ed è sempre più utilizzata nell’ industria”.
Le criticità del settore? “Servirebbero più investimenti in sviluppo e ricerca. Pensiamo al lavoro che fanno in California con l’Università. E’ necessario per ottenere più valore”.