Cresce nel mondo la “fame” di frutta secca, con noci e nocciole in primis, e così anche in Piemonte si stanno avviando dei nuovi campi sperimentali. A evidenziare una volta di più questo fenomeno è stato il quotidiano economico “Il Sole 24Ore”, che in un servizio pubblicato ieri scrive tra l’altro: “…il noce, come pianta, è sempre stato considerato in Piemonte più come fornitore di legna che non come albero da frutto. Marginalizzato, quasi dimenticato. Ora, però, sta iniziando il rilancio. Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo, spiega che sono stati avviati 6-7 appezzamenti sperimentali dove si impiantano varietà più adatte alle nuove esigenze. Complessivamente, nella provincia Granda, sono 640 gli ettari con alberi di noce…
“La domanda di noci, nocciole e mandorle – assicura Abellonio – sta crescendo in tutto il mondo. Anche per ragioni salutistiche. E per la noce si spuntano prezzi di 3,5 euro al kg, con una produzione di 20-30 quintali per ettaro”. I trattamenti sono limitati e questo, oltre ad avere un minore impatto sull’ambiente, riduce anche i costi. Per questo l’interesse sta crescendo. Oltre che per le difficoltà incontrate da altre piante da frutta, dalle pesche al kiwi. D’altronde il noce da legno diventa meno interessante sia perché è crollato il prezzo del legno, sia perché la produzione di noci è limitata. Ed i vivaisti stanno selezionando nuove piante, per individuare quelle più adatte al clima ed al terreno piemontese. Si sta anche lavorando per passare dalle piante innestate a quelle micropropagate.
L’unico freno alla diffusione del noce è rappresentato dal tempo necessario per arrivare alla produzione, circa 5 – 6 anni. Ma i tempi non hanno frenato la crescita della coltivazione delle nocciole, per le quali occorrono anche 8 – 9 anni prima di poter pensare alla raccolta. Eppure in Piemonte sono già 13.000 gli ettari in produzione (75% nella provincia di Cuneo) mentre altri 4.000 ettari sono stati piantati. Per la nocciola il prezzo, per quelle di grado più elevato, supera i 400 euro al quintale, con una produzione per ettaro di 15-20 quintali”.