14 marzo 2022

Noci: la concorrenza estera si fa sentire sempre di più

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Le noci hanno un’ottima qualità, ma i prezzi regalano poche soddisfazioni. Soprattutto a causa della concorrenza estera. Questa, in estrema sintesi, è la fotografia del Federico Bertetti, vicepresidente della Op (organizzazione di produttori) Nagalba -7 soci per 180 ettari di superficie, distribuiti soprattutto in Veneto ma anche in Piemonte– fa dell’attuale situazione del comparto.

Alta qualità per la campagna 2021

Introducendo poi nello specifico l’andamento della campagna 2021 per la Op Nogalba, Bertetti spiega: “In termini quantitativi, la produzione è stata nella media. Quindi non eccezionale perché alcune zone hanno patito le gelate tardive, ma appunto in linea generale è stata normale. I calibri sono stati un po’ più piccoli rispetto al solito, mentre la qualità è invece migliore rispetto alla norma”.

La scelta della varietà Lara

Quanto alla varietà, la scelta di questa organizzazione di produttori è netta. “In misura pressoché esclusiva – conferma Bertetti – abbiamo puntato su Lara, nonostante sia una cultivar più difficile da gestire a livello fitosanitario. Tuttavia, risulta più apprezzabile dal punto di vista organolettico”.

Una concorrenza che non combatte ad armi pari

A preoccupare da tempo tanti produttori italiani di noce che sono consorziati in un’organizzazione, sono due cose: la concorrenza estera e quella interna. E Bertetti illustra bene la situazione. “Da due-tre anni la concorrenza estera, specialmente californiana e cilena, sta mettendo decisamente a rischio la nostra filiera. La ragione è molto semplice: molto spesso, per il mondo della distribuzione una noce è una noce, al di là della sua provenienza. Ma noi siamo costretti a una battaglia impari, come andare sul ring a combattere con le mani legate. All’estero, infatti, non ci sono le restrizioni fitosanitarie esistenti in Italia. Ad esempio, mentre noi abbiamo il limite di 4 chili di rame per ettaro all’anno, altrove arrivano anche a 25 chili per ettaro. Non parliamo poi di insetticidi, funghicidi e perfino antibiotici, da noi vietati e altrove consentiti. Ciò incide ovviamente sulla produttività, che giocoforza ci vede soccombere: su 100 chili di noci, noi possiamo avere infatti uno scarto anche di 35-40 chili, mentre altri solo 10 chili sullo stesso quantitativo. Ovviamente, tutto ciò va ad incidere sul costo finale del prodotto”.

A tale situazione, va ad aggiungersi appunto anche la sopra citata concorrenza interna. “A livello nazionale – spiega Bertetti – ci sono diversi battitori liberi, ovvero produttori che si muovono all’esterno delle strutture organizzative, che senz’altro creano disturbo alle dinamiche di mercato, perché ovviamente hanno costi diversi”.

Preoccupano i costi di produzione

Ultima, ma non certo per importanza, c’è poi la questione degli aumenti dei costi di produzione: “Anche noi – prosegue Bertetti – siamo molto preoccupati per questo aumento dei costi. Esemplare, ma purtroppo non isolato, è il caso dell’urea, che da 36-37 euro il quintale, oggi è quotata a 92-93 euro il quintale”.

Uno sguardo sulla nuova campagna

Dando infine uno sguardo alla prossima campagna, Bertetti conclude: “Al momento non c’è preoccupazione per le temperature, che stanno ancora tenendo le piante a riposo, ma un problema potrebbe essere quello della siccità. Attualmente i terreni sono molto secchi. Ci auguriamo di potere avere accesso come al solito alla risorsa idrica”.

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