07 ottobre 2022

Noci, Romagna caput mundi

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Il cambiamento al centro di tutto. Lo ha spiegato bene Alessandro Annibali, Ad di New Factor, alla tradizionale giornata della Noce all’azienda San Martino di Forlì. A 25 anni dalla sua nascita, l’azienda romagnola continua a crescere e ad affrontare sfide. Merito anche del progetto di filiera In-Noce caratterizzato dalla collaborazione tra aziende emiliano-romagnole, unite con l’obiettivo di produrre un prodotto di elevata qualità, e che ha come capofila proprio New Factor.

“La sviluppo continuo del mercato delle noci – ha detto Annibali a myfruit.it – dimostra la lungimiranza della scelta fatta anni fa da New Factor con l’avvio come capofila, insieme alla cooperativa faentina Agrintesa, del progetto di filiera In-Noce. New Factor ha sempre creduto nelle grandi potenzialità della Romagna per la produzione delle noci, tanto che oggi possiamo parlare di terra vocata. Un progetto che offre un percorso che va dal campo, alla lavorazione, fino al confezionamento e al posizionamento a scaffale delle noci e che investe 1,2 milioni di euro su sostenibilità, carbon footprint e risparmio idrico. Siamo partiti con sette aziende e oggi, dopo quattro anni, le aziende sono 23 per 500 ettari coltivati. Proprio ieri abbiamo chiuso un accordo, una Ati, con due grandi aziende venete e una di Ferrara, altri 1.000 ettari, ed è importante perché cominciamo a parlarci e ad avere visioni condivise, strategie condivise”.

Cosa c'è di buono

Non solo aumento dei costi delle materie prime e della logistica, non solo inflazione, tassi di interessi in aumento, crollo della domanda, la visione di Annibali va oltre: “C'è di buono che noi abbiamo un prodotto che altri non hanno, eccezionale, e che il consumatore apprezza. Manteniamo per i nostri agricoltori i prezzi dell'anno scorso, sono il doppio rispetto alle noci californiane, però vedo che c'è una grandissima voglia di un prodotto di qualità, di un prodotto del territorio e garantito. E quindi l'idea è vincente. Certo, se pensiamo che in Turchia un operaio costa 10 euro al giorno, si capisce che si può competere solo con la tecnologia 4.0, con idee innovative e con il marketing del territorio”. Tutti presenti qui alla azienda San Martino.

Non manca un messaggio alla Gdo. “Il consumatore ha dimostrato e sta dimostrando che non è il prezzo la variante che fa scegliere un prodotto o l'altro – ha spiegato l'imprenditore – C'è anche il prezzo, ma il consumatore è più avanti. Non bisogna sminuire il valore abbassando il prezzo. Bisogna trovare il prodotto che vale, che il consumatore riconosce e che compra. Ad esempio, io vendo mezzo chilo delle mie noci a 4,90 euro e non ne ho mai abbastanza. Le noci della California quest'anno sono a 4,20 euro il chilo. Se il ragionamento fosse solo sul prezzo, io dovrei fallire. Invece, le insegne che lo hanno capito e insieme a noi comunicano, vendono le nostre noci a 4,90 euro”.

Garipoli: “Ecco i valori della noce”

Buone, con un alto valore salutistico, utili per la sostenibilità ambientale e con grandi potenzialità di mercato. Ma non basta, New Factor ha deciso di realizzare, con il supporto di Sg Marketing, lo studio Frutta secca & Noci di Romagna, presentato proprio alla Giornata della Noce di oggi.

Per scattare una fotografia sul mercato e comprendere le leve di acquisto e consumo delle noci, sono stati coinvolti 800 responsabili d’acquisto e consumatori della categoria. E i risultati parlano chiaro: “Le noci sono il prodotto con la più elevata frequenza di acquisto all’interno della categoria frutta secca e disidratata – ha dichiarato il direttore di Sg Marketing, Salvo Garipoli – Il 35% dei clienti-consumatori le compra almeno una volta a settimana”.

Le motivazioni di acquisto sono legate al valore salutistico (67%) e al piacere di gusto (45%). Il fattore benessere, in particolare, assume maggiore rilevanza per le fasce consumer senior, risultando fattore di innesco per l’82% degli over 55.
Tra i criteri della scelta si evidenzia l'origine italiana per il 37% del campione e la sostenibilità in produzione (29%). Centrale il ruolo positivo assegnato alle certificazioni di origine (Dop e Igp) e alla tracciabilità della filiera: un consumatore su quattro sottolinea l’importanza della provenienza da regioni vocate e quindi del territorio quale driver per la selezione, acquisto e consumo del miglior prodotto per sé e per i suoi cari.

Origine Romagna, un plus

È proprio focalizzando l’attenzione sul valore territoriale che lo studio rileva come gli italiani riconoscano in media 3,5 origini e che tra le regioni italiane vocate, la Romagna presenta una notorietà complessiva pari al 61%: quasi quattro intervistati su 10 affermano di consumarle.

“Un valore da difendere – ha riassunto Salvo Garipoli – perché vale il 41% del valore generato dalla categoria (con il 35% di heavy consumer). Ma anche un valore da promuovere, ricordando le motivazioni d'acquisto (benessere 67%, gusto 45%, ma anche italianità 25%, vocazione territoriale 10%, notorietà Romagna 61%); un valore da presidiare (con il ruolo principale della Gdo, 76%) e un valore condiviso. Da produttore, consumatore e distributore”.

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