Lo scenario del trasporto marittimo è completamente mutato in meno di un anno. Se, infatti, nemmeno 12 mesi fa, le compagnie marittime erano disposte a far viaggiare qualsiasi scafo pur di aumentare il posto in stiva, oggi gli stessi spedizionieri fermano le navi e le merci nei porti, in altre parole fanno blank sailing.
E lo fanno per uno scopo ben preciso: fare salire il costo dei noli. Il quale, da qualche mese, dopo i rincari a tripla cifra del 2020 e del 2021, è in caduta libera.
Noli in picchiata
La discesa noli del trasporto marittimo di container prosegue. A rilevarlo è il World container index, che la scorsa settimana registrava il 34esimo calo consecutivo.
Oggi un nolo medio per container da 40 piedi, tra Shanghai e Rotterdam, ha un costo di poco inferiore ai 4.500 dollari, il che significa il 70% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. Tra Shanghai e Genova si viaggia con poco più di 4.600 dollari (-66% su base annuale).
Più cari i refrigerati
Il drastico calo riguarda soprattutto i container per merce che viaggia a temperatura ambiente: nel refrigerato i noli sono più alti e si attestano, sulle rotte tra Asia e Nord Europa, a circa 5.200 dollari per container.
In ogni caso, la risposta delle compagnie marittime per contenere la discesa è quella di sempre: fanno blank sailing, e cioè annullano le partenze tanto che, secondo Alphaliner, il tasso di tonnellaggio fermo nei porti è il più elevato degli ultimi due anni, circa un milione di teu.
Non si tratta di numeri importanti, ma è il trend che preoccupa: a febbraio 2022 il tonnellaggio fermo era la metà di quello odierno, circa 500mila teu.
A proposito di trend, a impensierire è il 2023, anno per il quale è prevista una recessione economica. Il che, naturalmente, inciderà in modo negativo sui traffici internazionali, perché presumibilmente scenderà la domanda di trasporto. E, si teme, di contro aumenterà la tendenza a bloccare merci e nevi nei porti.