Caduta del valore della marca, alcuna rinuncia alla spesa e al consumo, sintonia con il mood di crisi. La somma di tutti questi fattori insieme sono, secondo gli interlocutori interpellati dal Il Fatto Quotidiano, tra i principali motivi che hanno decretato il definitivo successo degli hard discount alimentari in Italia. Non è solo la crisi, infatti, ad aver fatto salire il numero di famiglie che frequentano le insegne leader in questo segmento (Eurospin, Lidl, MD, Dico) ma anche un modello di consumo trasversale che coinvolge tanto le fasce di reddito più basse quanto quelle di dirigenti e impiegati: «il clima è tale che chi è ricco non ostenta la spesa: sarebbe riprovevole socialmente» afferma Mario Abis, docente di ricerche psico sociali alla Iulm di Milano.
Secondo Vanni Coldeluppi, invece, docente di sociologia dei consumi a Reggio Emilia, la diffusione dell’utilizzo del web ha coinciso con il fenomeno del low cost: si confrontano i prezzi sui volantini, si cercano gli outlet e ci si chiede: « perché spendere tanto quando si può avere lo stesso a meno». Ecco, quindi, i numeri dell’ascesa degli hard discount, che segnano il loro definitivo successo: in crescita l’acquisto di pasta (dal 10,0% al 12,0%) carne (dal 5,8% al 7,7%), pesce (dal 4,0% al 6,0%), frutta e verdura (dal 4,5% al 6,5%), giro di affari di circa 6 miliardi di euro, 4300 punti vendita in Italia diffusi soprattutto nel Centro e nel Sud Italia.
26 dicembre 2012
Non solo la crisi dietro il successo degli hard discount
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