08 maggio 2014

Nuovo colosso nel mondo dell’ortofrutta biologica. È la “nuova” Brio

50

È certamente un universo in fermento il comparto del biologico in Italia, con una domanda interna che continua a crescere, sebbene ancora non agli stessi livelli di altri paesi europei, e che forse rappresenta una delle poche voci nei consumi alimentari che non sente la crisi. Ed ora una grande novità, con protagonista l’ortofrutta, si appresta a diventare ufficialmente operativa a partire dal prossimo 1° giugno. Agrintesa, Alegra e Apo Conerpo entrano a far parte della compagine societaria di uno dei leader del comparto, la veronese Brio, protagonista assoluta nella distribuzione di ortofrutta biologica.

I termini dell’operazione sono stati presentati giovedì 8 maggio a Bologna, alla presenza dei principali protagonisti delle rispettive realtà in campo che a breve andranno a formare un vero e proprio colosso nel mondo dell’ortofrutta biologica italiana. Agrintesa entra nel capitale di Brio con una quota del 39%, Apo Conerpo con il 5% e Alegra con il 7%. Il rimanente 49% resta nelle mani della cooperativa La Primavera, nome storico del biologico italiano nonché fondatrice di Brio nel 1993.

Non una fusione, quanto un’integrazione che alla fine vede in campo ben 5 nomi del mondo ortofrutticolo italiano – Agrintesa, Alegra, La Primavera, Apo Conerpo e Brio -, all’insegna di quella che Paolo Carnemolla, presidente di FederBio e presente alla conferenza stampa, ha denominato una “contaminazione del convenzionale con il biologico”. Da una parte abbiamo realtà che hanno affrontato il tema del biologico nell’ortofrutta in punta di piedi, ma che sono invece dei “giganti” quanto a fatturato, giro d’affari, base numero di soci ed export, in quello del convenzionale, dall’altra dei veri e propri pionieri del bio nel nostro Paese, come ha ricordato lo stesso Gaetano Zenti, presidente de La Primavera.

La nuova Brio, che oggi, come ha ricordato l’amministratore delegato Andrea Bertoldi, commercializza 20mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli per un fatturato di quasi 37 milioni di euro (+9% nel 2013), ha l’obiettivo con questa operazione di raddoppiare il fatturato complessivo ed arrivare a 100 milioni di euro nei prossimi 5 anni. Nel nuovo assetto organizzativo Agrintesa si occuperà di tutti gli aspetti gestionali dei prodotti conferiti dai soci, Brio di quelli commerciali. Le aziende dei soci che in futuro si convertiranno al biologico avranno nella cooperativa La Primavera il punto di riferimento.

Ma nasceranno nuovi brand? Non sembra, secondo quanto ha dichiarato Gianni Amidei, consigliere delegato di Alegra, che vede in un brand già esistente, Alce Nero (Brio è socia dal 2011) il cavallo sul quale puntare. «Oggi l’ortofrutta biologica rappresenta il 12% per Apo Conerpo. Con la riorganizzazione sinergica con Brio, Alegra si occuperà solo di convenzionale e Brio acquisirà tutto il biologico. Alce Nero, supportato da operazione di marketing, dovremo valorizzarlo ancora di più».

La “nuova” Brio che sta per nascere, quindi, si presenta come un soggetto da 60 milioni di euro di fatturato – 50% del quale realizzato con l’export – e che dispone di una gamma ancora più completa di ortofrutta e prodotti trasformati biologici. Gestirà 33mila tonnellate di prodotto forniti da una base che ora si compone di 300 soci produttori-fornitori. I centri di lavorazione specializzati saranno due: quello di Zevio in provincia di Verona e di Gambettola in provincia di Folrì-Cesena.

Potrebbe interessarti anche