C’è un sistema al lavoro. È quello creato da UnaPera e dal Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia-Romagna Igp per concretizzare il rilancio di un comparto che negli ultimi cinque anni ha vissuto difficoltà estreme, con perdite produttive e di redditività che hanno avuto conseguenze drammatiche sulle aziende. Per questo motivo l'incontro di ieri alla Fondazione Navarra di Ferrara su "Pericoltura tra difficoltà e nuove prospettive" segna un punto di svolta.
Il crollo delle superfici in Emilia Romagna (-47%)
Un dato tra i tanti che Elisa Macchi, direttore di Cso Italy, ha presentato: in Emilia Romagna, la regione leader della produzione nazionale di pere, tra il 2011 e il 2024 gli ettari in produzione sono crollati da 21.300 a 11.300, - 47%, a causa dell’immane difficoltà a produrre negli ultimi cinque anni.
“Nonostante le enormi difficoltà, abbiamo oggi ancora un potenziale che merita di essere difeso - ha detto Macchi - Se riusciremo a tornare a produrre come in passato, l’Italia oggi è in grado di esprimere un potenziale produttivo di oltre 500mila tonnellate, di cui 300mila in Emilia Romagna. Per questo sono ancora giustificati oltre che necessari tutti i possibili sforzi su questa coltura per ritornare ad essere leader”.
Un messaggio chiaro è emerso da Adriano Aldrovandi, presidente di Unapera: il sistema ortofrutticolo italiano non può fare a meno della pera, c’è uno zoccolo duro di pericoltori, c’è al lavoro una ricerca, c’è una squadra, proprio in Emilia Romagna, che ha messo le basi per il rilancio. “Abbiamo unito le forze e ci siamo messi sulla strada che ci permetterà di contrastare le nuove condizioni climatiche e le loro conseguenze, di fare una produzione con caratteristiche distintive precise e di promuoverla sul mercato in modo corretto”, ha sottolineato Aldrovandi, precisando tuttavia che “servono risorse per uscire dalla fase critica e dobbiamo continuare a insistere perché la pera è un bene di tutti e va aiutata”.
Riorganizzati per rispondere alla crisi
Mauro Grossi, presidente del Consorzio della Pera di Romagna Igp, ha puntualizzato le tappe della riorganizzazione del settore per rispondere alla crisi creando le premesse del rilancio. “Abbiamo razionalizzato il settore - ha sottolineando Grossi - ed entro l’anno concluderemo questo percorso. UnaPera, costituita nel 2021, è l’unica Aop monoprodotto riconosciuta a livello europeo e ha assunto il ruolo di strumento fondamentale di aggregazione produttiva e commerciale, oltre che dello sviluppo della ricerca applicata. Abbiamo fatto dell’Igp il perno delle attività di promozione e il tavolo di consultazione che andrà presto ad incorporare l’Oi Pera: con il Consorzio dell’Igp abbiamo raggiunto nel 2023 i 4.000 ettari certificati e cresceremo ancora in modo significativo. Grazie anche all’indispensabile supporto della Regione Emilia-Romagna, oggi vantiamo un’organizzazione che forse nessun altro prodotto ortofrutticolo ha, ma ora vanno supportate le aziende affinché la produzione possa ripartire”.
Alla ricerca della produttività
Importantissimo quanto è emerso sul piano della ricerca. Stefano Foschi, coordinatore Ricerca e Sperimentazione di UnaPera, ha evidenziato il grande progetto di medio periodo 2025-2030 di Unapera nato dalla condivisione delle necessità e dei bisogni dei soci di Unapera, che abbraccia la difesa, l’impiantistica, l’irrigazione e il post raccolta. “Abbiamo stabilito una linea tecnica sul pero sia per gli impianti nuovi che per quelli già in essere, al fine di garantire quella produttività che fino ad oggi è mancata”.
Michele Mariani, coordinatore tecnico della Fondazione Navarra, ha quindi sottolineato l’importanza della progettazione dell’impianto di pero. Mariani ha anche specificato per singola varietà la combinazione ideale varietà/portinnesti.
Comunicare il valore distintivo
Indispensabile, poi, nel rilancio della pericoltura il ruolo della comunicazione e delle azioni messe in campo, che hanno coinvolto 25 insegne della distribuzione. Per Roberto Della Casa, responsabile comunicazione progetto UnaPera, sviluppando l’Igp si è dato alla pera un valore distintivo legato a un territorio e si è puntato sulle caratteristiche nutrizionali e gastronomiche (pera frutto gourmand per eccellenza) per invertire la tendenza di consumo. Notevoli i risultati raggiunti da messaggi che hanno coinvolto distributori e consumatori puntando su un prodotto in crisi ancorché eccellente: “Insieme possiamo salvarla”.
Nelle conclusioni, l’assessore regionale all'Agricoltura, Alessio Mammi, ha ricordato le tappe del sostegno regionale al comparto e ha sottolineato che cosa la pericoltura significhi per una regione che rappresenta l’80% della produzione nazionale e un patrimonio di competenze “che non ci possiamo permettere di perdere”. Mammi ha confermato la disponibilità del suo assessorato anche con azioni di stimolo nei confronti del governo nazionale chiamato a fare la sua parte.
"Sappiamo oggi quello che manca e sappiamo cosa dobbiamo fare, ma per andare avanti serve un supporto economico-finanziario pubblico per la ricerca e la promozione e per i ristori agli agricoltori”, ha ricordato il presidente di Cso Italy, Paolo Bruni, chiudendo i lavori.
Insomma, l’Ocm e i Psr regionali restano importanti, ma serve di più per quella che oggi è la partita vera: riprogettare in maniera completa la pericoltura.
Fonte: Cso Italy