Sono lontani i tempi in cui nel ristorante delle Olimpiadi Usain Bolt trangugiava centinaia di crocchette di pollo e il nuotatore Michael Phelps si abbuffava di pizza e sandwiches con uova fritte a colazione.
I 23mila atleti che da oggi gareggeranno nella 31 esima edizione dei Giochi olimpici a Rio de Janeiro troveranno nei menù un tripudio di frutta esotica, ricca di vitamine, sali minerali e con proprietà curative. Gli organizzatori delle Olimpiadi hanno infatti inserito nella scelta delle pietanze ben quaranta tipi diversi di frutti tipici del Brasile, del suo clima e territorio, che saranno sconosciuti a molti atleti non sudamericani.
Quale altro Paese al mondo è in grado di offrire quaranta differenti frutti tropicali? dice orgogliosa Flavia Albuquerque, manager responsabile di tutta l'area food and beverage.
C'è da scommettere che quando gli atleti si troveranno nel piatto una fetta di acerola o siriguela, sarà per loro una vera scoperta.
Tra i frutti proposti sulla tavola delle Olimpiadi ci sono la jabuticaba, una bacca grande come una piccola prugna, ricca di antiossidanti e con proprietà anti cancerogene, la atemoya, ricca di vitamine, calcio, ferro e potassio, la carambola, un frutto dalla forma di stella ricchissima di vitamine e minerali utile per abbassare il livello di colesterolo, il cupuaco, che proviene da un albero della foresta pluviale dell'Amazzonia e contribuisce a prevenire malattie degenerative come il diabete.
Sarà possibile guastare anche acerola, un potentissimo antiossidante, siriguela, graviola, atemoya e acai.
La frutta tropicale e tante altre pietanze salutari saranno servite nei vari ristoranti tematici, da quello italiano all'asiatico e naturalmente ampio spazio al cibo brasiliano. Ogni giorno verranno serviti tra i 45mila e i 60mila pasti.
Credo che gli atleti ameranno la nostra cucina – dice Albuquerque – il cibo brasiliano è perfetto per rispondere ai bisogni degli atleti.