Parte in ritardo la campagna 2019 di uva da tavola pugliese. A causa della primavera caratterizzata da freddo e pioggia, spiega Massimiliano Del Core, presidente della OP Pignataro, la produzione sconta «dieci, anche quindici giorni di ritardo». Sono circa 320 gli ettari di uva da tavola, tra Puglia e Sicilia, della organizzazione di produttori nata nel 2018 aggregando diverse aziende agricole e prodotti, da uva da tavola a ciliegie e poi cavolfiori, broccoli, angurie, clementine, albicocche. L'anno scorso l'azienda Pignataro ha coordinato la nascita dell'organizzazione che ha l'obiettivo di unire le forze in una comune strategia mirata ai mercati esteri.
La campagna 2019 di uva da tavola inizia in salita per le aziende pugliesi, mentre la parte siciliana non ha subito contraccolpi da maltempo e il prodotto è nella media.
«In termini di vendite abbiamo perso quote di fatturato, sia a scapito del Nord Africa sia a scapito della Spagna, per quanto riguarda il mercato europeo, che è il nostro mercato di riferimento – spiega Del Core – è sempre difficile fare previsioni perché il clima ci mette lo zampino ma cercheremo di recuperare il ritardo intensificando la vendita, proveremo a questo punto ad allungare fino a dicembre la conservazione per avere la possibilità di distribuire prodotto in Europa». La Op distribuisce uva da tavola in Germania, Svizzera, Danimarca, Francia, Svezia, Spagna e Portogallo e nei Paesi dell'Europa dell'Est.
Il ritardo della Puglia ha lasciato la strada aperta ai produttori spagnoli, che in queste settimane fanno sentire la concorrenza, ma è anche vero che nei mesi estivi la domanda di uva da tavola resta timida per la predominanza di altra frutta di stagione. I giochi quindi non sono ancora fatti e la campagna vendite è appena iniziata.
Secondo Del Core, in Italia l'uva da tavola «è percepita come un prodotto di qualità: non premia più l'uva convenzionale, premia il prodotto extra, di qualità nella proposta e nel packaging, nell'innovazione».
E prosegue il trend di crescita dei consumi di uva seedless, soprattutto tra le giovani generazioni, anche se l'apprezzamento italiano resta lontano dai livelli di gradimento di altri Paesi europei. Però anche in Italia il consumatore di uva da tavola sta diventando più esigente: «sta crescendo l'attenzione nel packaging, uva non più alla rinfusa ma con un packaging studiato, per single o per coppie» spiega il presidente della op Pignataro. Attraverso le uve senza semi, l'organizzazione punta a trovare nuovi sbocchi commerciali in Inghilterra, ma sta cercando anche di potenziare la propria presenza in Italia.