04 febbraio 2016

Opera®. Parola d’ordine: aggregazione

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«Siamo nel pieno della campagna, circa il 40% delle pere conferite è stato venduto, quindi il percorso è ancora lungo ed è presto per poter fare previsioni attendibili sul risultato finale. La “battaglia” commerciale è ancora in pieno svolgimento». A tracciarci un primo, necessariamente provvisorio, bilancio di questa fase iniziale delle campagna 2015-2016 delle pere a marchio Opera® è Luca Granata, direttore generale della nuova compagine italiana che si occupa esclusivamente della produzione, gestione e commercializzazione di pere.

Opera è nata formalmente il 29 maggio 2015 e vi hanno aderito per il momento 18 soci. “I dati di raccolta – 208.000 tons circa – sono più o meno simili a quelli dell’anno scorso ed assolutamente in linea con le previsioni. Anche il destoccaggio procede sostanzialmente come abbiamo stabilito”. Granata, però, sottolinea alcune differenze fondamentali tra la campagna in corso e la precedente. In primo luogo la differenza di pezzatura dei frutti «che quest’anno è inferiore rispetto all’anno scorso a causa dell’estate torrida. Però, proprio grazie a ciò, la percentuale di sostanza secca e quindi il tenore zuccherino dei frutti sono maggiori, quindi abbiamo pere molto buone e gustose».

Questa situazione, secondo Granata, porta, dal punto di vista commerciale a una duplice conseguenza. «Le pere con calibro inferiore ai 70 mm sono disponibili in quantità molto maggiore rispetto all’anno scorso e sono pertanto soggette ad una considerevole concorrenzialità sui prezzi di cessione. Al contrario, i frutti dei calibri maggiori, la cui disponibilità è tendenzialmente inferiore alla domanda, spuntano quotazioni molto buone”.

Ingresso Fruit Logistica 2016

Ingresso Fruit Logistica 2016

Nel complesso la previsione di Granata è quella di un’annata “normalmente difficile”. «Con il livello attuale di aggregazione dell’offerta continua ad esistere un potere contrattuale significativamente diverso tra chi vende e chi acquista e quindi assistiamo alle solite controproducenti situazioni di concorrenza tra produttori».

Il tema dell’aggregazione è forse il fattore più delicato, e al tempo stesso decisivo in questo momento. Un aspetto che Luca Granata non manca mai di affrontare ed evidenziare da quando è nata Opera, sia durante appuntamenti istituzionali, come avvenuto durante il convegno internazionale InterPera che si è tenuto a Ferrara alla prima edizione di FuturPera, così come durante singole interviste come nel nostro caso.

C’è chi sostiene che Opera sia già grande così com’è oggi. Io non lo credo affatto, perché dipende cosa si intende per “grande”. Oggi noi rappresentiamo il 27% della produzione italiana di pere. Per poter gestire in modo importante un qualsiasi mercato di massa è, invece, ben noto che è indispensabile controllare almeno il 51% dell’offerta. In questo momento quindi, nessuno tra i produttori – ovviamente nemmeno Opera – può svolgere un ruolo determinante nella formazione del prezzo. Quindi non si può certo dire che Opera sia “grande” nel proprio mercato di riferimento, che è quello delle pere. E ciò non giova a nessuno: certamente non giova ai produttori di pere, ma nemmeno – per motivi diversi – ai consumatori ed ai distributori.

Senza una grande aggregazione, secondo Granata, si può incidere poco sul mercato, o almeno non come si dovrebbe. Il motivo principale per il quale è nata Opera, è quello di creare le condizioni per rendere possibile una giusta remunerazione degli agricoltori. «Oggi chi produce pere non riesce a coprire i costi di produzione. E non è certo il solo settore della frutticoltura che si trova in questa situazione. Di fatto la pericoltura, in questo momento, non è economicamente sostenibile. Se non cambiamo approccio, riducendo di molto la frammentazione dell’offerta, probabilmente quasi nessuno in futuro si metterà più a coltivare pere in Italia».

Solo in Emilia Romagna, continua Granata, a causa della riduzione della superficie coltivata a frutteto determinata dalla scarsa remunerazione della frutticoltura sono stati persi negli ultimi 20 anni 40mila posti di lavoro, pur avendo a disposizione un vero e proprio gioiello – la coltivazione del pero – di cui l’Italia detiene la leadership produttiva mondiale.

È come avere un diamante nascosto sotto due centimetri di sabbia, che aspetta solo di essere scoperto e raccolto e invece ci si cammina sopra con gli scarponi chiodati per affondarlo sempre di più. Spero che chi coltiva pero vorrà condividere questa enorme opportunità inespressa e decidere finalmente di fare squadra con gli altri produttori di pere per provare a vincere una partita che potrebbe essere vinta con facilità.

Opera - Pere Falstaff

Fruit Logistica 2016 – Pere Falstaff Opera®

Facendo un paragone con un altro grande settore della frutticoltura italiana, vale a dire la melicoltura, che Granata ovviamente conosce molto bene dopo il lungo periodo trascorso al timone di Melinda, ci sono delle similarità tra i due ambiti a più di 10 anni di distanza? «Tutto molto simile, con la differenza che le pere hanno una capacità intrinseca ancora maggiore rispetto alle mele. Infatti se le 2500-3000 aziende agricole che coltivano pere in un piccolo territorio della Pianura Padana, fatto di 6 province, confinanti tra loro, decidessero di lavorare insieme raggiungerebbero un livello di aggregazione pari a oltre l’80% di tutta la produzione italiana, che è la più grande del mondo».

E a proposito di export, al netto delle barriere fitosanitarie, gli obiettivi di Opera sono chiari. Sebbene, infatti, Granata abbia occhi e pensieri rivolti anche e soprattutto al mercato domestico italiano, che assorbe quasi l’80% della produzione e che potrebbe fare molto di più, le maggiori chance, secondo il direttore generale di Opera, sono rappresentate dal Sud-Est Asiatico, dal Nord e forse anche dal Sud dell’Africa e dall’America Latina. In Europa, la Germania rappresenta un canale fondamentale. «Da sempre la Germania è uno dei principali Paesi importatori di pere italiane. Circa 1/3 dell’export di Opera arriva in questo Paese, da sempre grande consumatore delle pere italiane».

Infine, la comunicazione, leva non certo secondaria e argomento fondamentale secondo Granata, ma che va affrontato con calma e a tempo debito. «Le idee le abbiamo, anche tante, però per convertirle in progetti bisogna disporre del giusto budget. La comunicazione può generare valore solo se adeguatamente dimensionata». Di fatto si ritorna al tema delle giuste dimensioni e dell’aggregazione dell’offerta, per ora troppo frammentata.

L'intervista è stata pubblicata anche sulla rivista Fruchthandel Magazin, nello “Speciale Italia” in distribuzione a Fruit Logistica 2016

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