01 marzo 2016

Orario diurno nei Mercati. Vasta (Ago): “È la direzione giusta”

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Abbiamo cominciato a parlare del passaggio all’orario diurno già nel 2001. Ora sono 3 anni che abbiamo ripreso a discuterne. Sono d’accordo sul cambio. È la direzione giusta. Dove è stato introdotto, funziona.

Fausto Vasta, presidente di Ago, la storica associazione dei grossisti ortofrutticoli dell’Ortomercato di Milano, sposa senza alcun indugio il tema del passaggio dall’orario notturno a quello diurno all’interno dei Mercati ortofrutticoli.

Fausto Vasta, presidente di AGO, Associazione Grossisti Ortofrutticoli dell'Ortomercato di Milano

Fausto Vasta, presidente di AGO, Associazione Grossisti Ortofrutticoli dell'Ortomercato di Milano

Un argomento “caldo”, soprattutto dopo che Fedagromercati ha recentemente abbracciato con forza la decisione di procedere verso questo passaggio diventato, secondo i più, necessario e non più prorogabile. «Certamente il tutto va integrato con una logistica attiva sulle 24 ore, ma sinceramente oggi non ha più alcun senso aprire alle 3 di notte – continua Vasta -. Ci sono le celle frigorifere e la necessità della notte poteva andare bene ancora fino a 20 anni fa, non più oggi. Si può tranquillamente scaricare la merce al pomeriggio e si può venderla il giorno dopo. E poi oggi frutta e verdura sono cambiate rispetto al passato, durano di più con le varietà odierne». Chi non è attrezzato con celle o furgoni refrigerati dovrà, quindi, adeguarsi. “A Roma hanno fatto così, ed è giusto”.

Tra Roma, che ha già adottato, unico Mercato in Italia, il cambio di orario, e Milano, però, ci dovranno essere delle differenze di orario. «A noi qui a Milano servirà un orario differente rispetto al Car di Roma – afferma Vasta -, perché lavoriamo molto con l’export, che pesa circa il 40%, e abbiamo bisogno di un orario che vada dalle 8 del mattino fino alle 18 del pomeriggio».

Tutti d’accordo gli operatori dell’Ortomercato milanese su questo cambio storico? «La maggioranza direi di sì, anche se ovviamente ci sono delle resistenze da parte degli operatori più “vecchi”. Ma è un cambio inevitabile, non ci sono più i motivi per aprire di notte. E dal mio punto di vista, qui a Milano, sarebbe il caso anche di tenere chiuso al sabato, giornata al momento dedicata ai privati, ma che è mal gestita e non offre merce di qualità».

Tra i tanti pro al cambio di orario anche il delicato tema del cambio generazionale. «Da anni abbiamo difficoltà a trovare dipendenti disposti a lavorare alle 3 di notte. Tra i giovani che ci provano, c’è chi regge una settimana, chi al massimo un mese, ma poi va via».

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