03 ottobre 2012

Oro della Terra. Sport ed educazione scolastica

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“La scelta nasce 21 anni fa, in tempi non sospetti” afferma Virgilio Massaccesi, responsabile Marketing di una delle realtà più dinamiche del comparto ortofrutticolo del centro Italia. Il marchio “Oro della Terra”, di proprietà della famiglia Ortenzi, è da tempo oramai ben visibile sulle magliette della squadra di volley di Macerata, la Lube, fresca vincitrice della Supercoppa italiana. “È uno sport che esprime i valori della correttezza, della pulizia, della salubrità e della freschezza. Ci dà un ritorno di immagine a costi accessibili rispetto ad altri sport ed è perfettamente in linea con il nostro target” che, secondo Massaccesi, ha tra i 40 e i 50 anni e consuma ortofrutta di qualità. Lo sport agonistico e magari vincente – “soprattutto non violento, né in campo, né sugli spalti” – come il caso della squadra di Macerata, ha però un forte ascendente anche tra i giovanissimi, consumatori certamente non semplici da avvicinare al consumo della frutta, ma soprattutto della verdura: “Certo, qui bisogna fare prima di tutto formazione e cultura. Quando abbiamo deciso di farci promotori del progetto di educazione alimentare ai giovani delle scuole primarie della provincia di Macerata ci siamo affidati all’esperienza di Lega Ambiente”, ma senza l’obiettivo di rivolgersi a dei possibili clienti. “Non ci interessava la vendita, quanto la diffusione della cultura dell’alimentazione sana”. I risultati?: “Ottimi, è stata un’esperienza molto positiva, moltissimi genitori ci hanno ringraziato perché i loro figli hanno cominciato a mangiare verdura”. Quindi, le recenti critiche del pediatra milanese Italo Farnetani, circa la presenza obbligatoria della frutta nelle scuole, considerata controproducente e in grado di creare potenziali adulti che la odiano invece che amarla, come le considera?: “Sono scettico. È vero che l’educazione alimentare deve darla prima di tutto la famiglia, però è inutile far finta di non sapere che oggi le abitudini a casa sono cambiate. Si mangia poco tra le mura domestiche e, quindi, se la scuola si fa carico di educare ad una migliore alimentazione, è solo positivo”.

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