Nonostante l’ortofrutta fresca rappresenti la prima voce, superiore anche al settore lattiero-caseario, nel mondo Bio, con una stima che l’attesta tra il 25 e il 30% dell’intero comparto, la GDO, luogo principe dove si concentrano la maggior parte dei consumi italiani, non sembra crederci più di tanto. O, quanto meno, non come potrebbe e dovrebbe. Ad affermarlo è Tom Fusato, presidente di Brio France SAS e direttore commerciale dal 1993 di Brio Spa, azienda veronese specializzata nella produzione e commercializzazione esclusivamente di prodotti biologici, ortofrutta in primis, ma anche freschi in genere, nonché materie prime e derivati. “E' un peccato che la GDO non se ne renda conto e sprechi delle opportunità: non appena un consumatore che la GDO ha contribuito a formare sul biologico cerca qualche prodotto in più, deve rivolgersi al canale specializzato”. La GDO non costituisce, quindi, un concorrente per i negozi specializzati. “Al contrario: fornisce loro consumatori oramai insoddisfatti dalla limitatezza dell'offerta nelle grandi superfici” sostiene Fusato all’interno di una lunga e articolata intervista rilasciata a Rolando Drahorad per il Corriere Ortofrutticolo che verrà pubblicata nei prossimi giorni. Le prospettive, infatti, soprattutto se guardiamo ai paesi vicini dell’Italia, sono di continua crescita: basti pensare alla Svizzera dove la quota di mercato dei prodotti biologici è pari al 6% o alla Francia: “dove tutti gli indicatori sono in crescita a due cifre e dove le vendite 2011 sono aumentate dell’11%. E si tratta di un mercato nel quale la GDO è di gran lunga il canale leader per il biologico”.
29 agosto 2012
Ortofrutta Bio e GDO. Un matrimonio ancora imperfetto?
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