01 settembre 2013

Ortofrutta. Cattive abitudini e “modello Iper”

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Oramai da tempo molti analisti confermano, dati alla mano, che la crisi ha cambiato, e lo sta facendo tuttora, il nostro modo di fare la spesa e probabilmente anche i modelli di distribuzione che siamo stati, sino ad ora, abituati a vedere e frequentare. Andrea Segré, docente di Agraria all’Università di Bologna, fondatore del Last Minute Market e presidente del Caab, in un’intervista rilasciata alle pagine locali del Corriere della Sera conferma tutto ciò: «Rispetto a prima, si investe più tempo per fare la spesa, si compra più spesso di quanto si faceva prima, ma si prendono quantità minori, così da non essere costretti a scartare una parte dei prodotti acquistati».

Secondo Segré, però, continuano a essere presenti nei consumatori alcune “cattive abitudini” che non ci consentono in realtà di risparmiare come vorremmo, soprattutto nell’acquisto di frutta e verdura, causate dalla nostra consuetudine a comprare soprattutto nei reparti della grande distribuzione: «Noi consumatori in generale siamo ancora standardizzati sui prodotti che vengono venduti nei supermercati, tutti grandi, perfetti, lucidi. La grande distribuzione ci ha purtroppo abituati a questo tipo di standard, ma in quel caso la frutta e la verdura fanno giri molto più lunghi e si conservano di più perché vengono tenute nelle celle frigorifere, il che consente ai supermercati e agli ipermercati di comprarne quantità molto elevate».

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