21 febbraio 2020

Ortofrutta in prima linea per il packaging sostenibile

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Nella Fabbrica dedicata ai contadini, la sede di Fico Eataly World a Bologna, è costante, durante l'International forum sustainable packaging, la citazione alla filiera ortofrutticola. Riferimenti non forzati hanno sottolineato alcuni dei protagonisti dell'evento bolognese che abbiamo intervistato.

Maggiore trasparenza e più shelf life hanno spinto la ricerca sostenibile in ortofrutta

Maria Giovanna Vetere

Maria Giovanna Vetere

“Nell'ortofrutta la sostenibilità  è un'esigenza che c’è da sempre. La necessità di dare trasparenza ai prodotti e di allungare la loro shelf life si è tradotta nella riduzione degli spessori. Abbiamo visto sempre vaschette particolari, studiate in modo specifico per una maggiore sostenibilità”. A parlare è Maria Giovanna Vetere, membro di Ameripen, associazione internazionale dedicata al packaging. “In Emilia Romagna con la mia azienda abbiamo sperimentato sui pomodori i primi contenitori compostabili – ricorda Vetere -. Ora le condizioni sono cambiate e l’Italia è un sistema avanzato nella raccolta differenziata dell’organico dove si smaltiscono questi imballaggi”. Si lavora anche sulla IV gamma: “qui ci sono criticità, ma il percorso è avviato”.

Andrea Segrè punta su maggiore coordinamento degli attori del sistema packaging

Andrea Segrè

Andrea Segrè

Il contenitore è importante, ma pure il contenuto. Andrea Segrè, presidente di  Fondazione Fico, sottolinea che il sistema è maturo: “A iniziare dai consumatori e proseguendo con l’industria, ma è necessaria una governance con obiettivi chiari. L’Unione europea con il New Green Deal ha dato delle indicazioni, ma sono da tradurre in pratiche concrete. Qui siamo indietro”. Serve una governance perché se nel contenitore riciclabile ci va un bene “prodotto con troppa acqua, con troppa terra, con troppe emissioni il risultato non è sostenibile”. La ricetta? “Investire in ricerca sulla lotta integrata e su un'agricoltura con meno chimica. Preservando anche la sostenibilità economica delle imprese”.

I costruttori di macchine per il packaging vogliono un benchmark di pratiche sostenibili

Un contributo fondamentale è quello che arriva da Ucima (Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio) con il presidente Enrico Aureli: “Abbiamo voluto il forum per creare un benchmark internazionale sul trend di sviluppo del packaging”. C’è da capire percorso e orizzonte del settore. “Noi ci siamo mossi per primi sul solco della sostenibilità, oggi tema centrale della politica e richiesta costante dei nostri clienti”. A iniziare da quelli dell’ortofrutta, “dove è fondamentale la riciclabilità e la qualità per preservare la frutta sempre più selezionata e di alta qualità”.

Più incentivi per produzioni sostenibili che tasse sul consumo

Enrico Aureli

Enrico Aureli, presidente Ucima

Non è mancata una riflessione sulla tassa dedicata al consumo della plastica: “Non è stato un bel segnale” per Segrè, mentre Aurelli ha consigliato: “Si è riusciti a cambiare qualcosa, ma più che tasse servono incentivi premianti per chi investe in un packaging sostenibile”. E nel resto del mondo? Maria Giovanna Vetere ha indicato due casi: “La California avrà solo packaging riciclabile, riutilizzabile e compostabile, mentre il Maine introdurrà la responsabilità civile per i produttori di packaging non sostenibile”. Ricette un po' forti.  A Bologna si punta sul coordinamento tra tutti gli attori della filiera come ha sottolineato Alessandro Bonfiglioli, segretario generale di Fondazione Fico, che ricorda “Fico è nato per questo, per unire la filiera. E oggi abbiamo messo insieme produzione, distribuzione e costruttori delle macchine per l’imballaggio”.

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