Nonostante il divieto di importazione di ortofrutta europea sia decaduto verso la metà di agosto, in Russia la questione E. coli potrebbe avere effetti molto più a lungo termine. Secondo quanto riferito in un servizio de Il Sole 24Ore, il gigante eurasiatico si starebbe attrezzando per garantirsi una maggiore autosufficienza a livello ortofrutticolo. Già nel 2010, nonostante il caldo anomalo registrato nel Paese, la produzione di ortaggi (compresi meloni e cocomere) era notevolmente aumentata arrivando a toccare le 12,1 milioni di tonnellate. E per il 2011, si prevede a consuntivo un + 7% rispetto all’anno scorso. Il Ministero dell’Agricoltura russo, inoltre, per ridurre la dipendenza dai prodotti d’importazione, intende sviluppare la produzione in serra, tanto che il Governo, sempre secondo quanto riferito dal servizio citato, sta mettendo a punto un sistema di crediti sovvenzionati da denaro pubblico, fino a un periodo di 8 anni, da utilizzare per realizzare ex novo o ammodernare le serre destinate alla coltivazione di frutta e verdura. Intanto, mentre col divieto fitosanitario altri Paesi extraeuropei hanno provato ad approfittare della situazione (il Governo dell’Uzbekistan ha abolito addirittura la legge sulla certificazione obbligatoria dei prodotti destinati all’export), i prodotti ortofrutticoli russi sono volati nel mercato interno: nel periodo del blocco alle merci europee, le vendite di ortaggi sono cresciute del 30% nonostante i prezzi siano aumentati anche fino al 50%.
21 settembre 2011
Ortofrutta, la Russia pensa al “fai da te”
56