03 aprile 2020

Ortofrutta, partecipare alle aste non è libertà

75

“Non abbiamo fatto alcuna asta al doppio ribasso sulla IV gamma. Abbiamo rinnovato i contratti annuali in scadenza ad aprile. Dalla contrattazione sono derivati sia diminuzioni, sia aumenti dei prezzi all'acquisto, come avviene normalmente in qualsiasi rinnovo contrattuale”.
E’ questa la posizione di Eurospin comunicata via Linkedin un paio di giorni fa in risposta alla insurrezione scattata dopo la pubblicazione dell’articolo di Internazionale martedì scorso.
Ebbene sì, la notizia della settimana che riguarda il nostro settore è arrivata da una testata generalista, ma molto attenta a giochi di potere ed equilibri di mercato qual è, appunto, Internazionale. Calmate le acque, proviamo a ragionare insieme.

Punto uno, le conferme. Come si legge nell’articolo di Fabio Ciconte e Stefano Liberti, Eurospin conferma l’uso di aste: “Essendo gli attuali contratti in scadenza, stiamo rinnovando gli accordi che riguardano gli approvvigionamenti dei prodotti di IV gamma fino ad aprile del prossimo anno”, precisando come dalla metà dello scorso anno l'insegna non faccia più uso “di aste al doppio ribasso, aste a rilancio, aste al buio e di qualsiasi altro strumento che preveda rilanci telematici in diretta, sui prodotti alimentari”.

Il contendere

Secondo quanto riporta Internazionale, l'asta online dedicata alle buste di IV gamma ha permesso a Eurospin di acquistare 200mila buste d'insalata mista da 200 grammi a 0,30 euro l'una contro gli 0,50 che servirebbero a garantire la corretta remunerazione.
Il fornitore di Eurospin intervistato da Internazionale ha spiegato: “A fine febbraio abbiamo ricevuto una email che ci invitava a fare un'offerta al ribasso. Per aggiudicarsi l'asta, si finisce inevitabilmente per vendere una partita a un prezzo molto inferiore al costo di produzione“.
Insomma, in questa delicata fase di emergenza sanitaria, gli acquisti al ribasso stanno inasprendo gli attriti tra i diversi attori della filiera. Il settore della IV gamma, in particolare, ha subito un calo di fatturato tra il 30 e il 50% nelle ultime settimane, dovuto alla chiusura di bar e ristoranti e alla scarsa frequenza con cui i consumatori si recano a fare la spesa oggi.

I fornitori

“Sarebbe utile e doveroso che Eurospin considerasse la situazione eccezionale in cui ci troviamo e sospendesse queste pratiche commerciali che ci mettono di fatto in ginocchio”, dice il fornitore sentito da Internazionale. Sulla stessa linea, altri fornitori della catena di discount che hanno confermato a myfruit.it l’utilizzo delle aste online, uno strumento “adottato per cambiare i fornitori, che sono comunque selezionati e valutati con appositi audit, ma anche una competizione che si può fare solo per alcune referenze, se i costi di produzione lo permettono. Un gioco al massacro che i produttori stupidamente hanno accettato anni fa”.

Contro le aste al ribasso e alle imposizioni unilaterali di riduzione dei prezzi si è schierata l’Unione Italiana Food IV gamma, sottolineando come il settore della IV gamma abbia subito una frenata nell’ultimo mese (-4% dal 15 febbraio al 22 marzo, che arriva a -8% se consideriamo la sola settimana dal 16 al 22 marzo).
“In questa fase così delicata per il Paese e per la sua economia, auspichiamo che la relazione tra industria agroalimentare e distribuzione prosegua sempre e con tutti gli attori nel segno della massima collaborazione, consapevoli dell’importanza dei reciproci ruoli per la garanzia degli approvvigionamenti di prodotti ai consumatori. Per il benessere di tutta la filiera, a partire dai nostri agricoltori -commenta Andrea Montagna, presidente del Gruppo IV gamma – condanniamo qualsiasi tipo di pratica che possa mettere ancora di più in difficoltà il comparto, dalle aste al massimo ribasso alle imposizioni unilaterali di riduzione dei prezzi”.

La normativa

Riepilogando. Il 27 giugno 2019 l’Aula della Camera ha approvato il provvedimento in materia di vendita sottocosto, divieto di aste a doppio ribasso e disciplina delle filiere etiche di produzione che è ora all'esame del Senato.
Secondo Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura dell’Eurocamera, il Parlamento italiano oggi è alle prese con decreti per Covid-19 (Cura Italia e Salva Italia) e non è il momento per chiedere il recepimento della direttiva Ue sulle pratiche sleali. “L’emergenza farà allungare i tempi. Una volta convertita in legge la direttiva Ue potremo inserire una norma che vieti le aste al doppio ribasso. Aste che oggi in Italia non sono vietate, a meno che non siano manifesti comportamenti sleali o norme contrattuali decise unilateralmente – spiega l’europarlamentare -. Qualcosa però si sta facendo: e bene ha fatto la ministra Bellanova a lanciare un indirizzo mail diretto per segnalare pratiche sleali o non rispettose del rapporto commerciale”.

La grande distribuzione organizzata

Giorgio Santambrogio, Ad Gruppo VéGé, si dichiara contrario alle aste al doppio ribasso, con una precisazione: “Premesso che Eurospin parla di normale negoziazione per un nuovo anno di forniture, io come Federdistribuzione e Gruppo VéGé sono assolutamente a favore dell’approvazione in tempi brevi della legge contro le aste al doppio ribasso, ora ferma al Senato. Mi preme ricordare, poi, che qualsiasi impresa faccia aste al doppio ribasso va contro il protocollo di intesa che abbiamo firmato (Mipaaf, Federdistribuzione e Conad, ndr) il 28 giugno 2017. E non è solo un problema etico, ma anche economico perché si tratta oltremodo di concorrenza sleale con chi non le fa”.
Per Francesco Pugliese, Ad di Conad è presto detto: “Sono da sempre contrario alle aste al doppio ribasso che, peraltro, non abbiamo mai utilizzato – ha twittato giovedì -. La scelta e la relazione con i fornitori non è solo un fattore di prezzo all’acquisto”.
“Le aste al doppio ribasso sono una misura deprecabile, Coop non le ha mai usate, comprimono i fornitori e danneggiano gli stessi lavoratori agricoli in una reazione a catena che si scarica su tutti gli anelli della filiera – dice Maura Latini, Ad di Coop Italia -. I nostri codici etici, invece, sono la modalità giusta per garantire giuste remunerazioni e fare scattare controlli e ispezioni oltre a quelle previste per legge”.

Quello che sembra evidente, è che dovrebbero essere i produttori/fornitori per primi a fare un passo indietro e a non partecipare alle aste. Una decisione unitaria più facile a dirsi che a farsi, soprattutto con i prodotti deperibili.

Potrebbe interessarti anche