24 novembre 2013

Ortomercato Milano. Predeval chiede nuovamente un intervento

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Luigi Predeval, presidente di Sogemi, la società che gestisce i mercati generali di Milano, ritorna sul tema della ristrutturazione dell’area che ospita il più grande mercato all’ingrosso d’Italia, una vera e propria macchina dagli ingranaggi complessi che fattura un miliardo di euro l’anno. Ma che deve essere ristrutturata, se non vuole vedere grippare l’intero meccanismo. Un tema sul quale Predeval ritorna nuovamente dalle pagine milanesi del Corriere della Sera dopo aver già puntato l’indice, a fine ottobre durante un convegno a Palazzo Reale, sulla situazione non certo ottimale con cui viene movimentata la merce, ortofrutticola in particolare.

«Ci vogliono 150 milioni, qualche partner privato, un paio di anni fra tutto. Alla fine sarà un risparmio per tutti, dai produttori fino all’ultimo dei cittadini: frutta e verdura, solo col taglio agli sprechi attuali, costeranno il 10 per cento in meno» ha commentato al Corriere della Sera. Misura, quindi, che sembra sempre più necessaria, per ovviare agli sprechi dovuti all’inefficiente catena del freddo, che per di più fa perdere occasioni di export importanti: «Dubai compra i pomodori dal Belgio anziché i nostri solo perché è meno complicato». Con l’Expo oramai alle porte, che avrà come tema principale proprio quello dell’alimentazione, presentarsi con i mercati generali in queste condizioni, pare quindi una situazione non più sostenibile.

Tra gli interventi che Predeval chiede a Regione e Comune, anche la riforma della legge, che risale al 1975 e che regola la gestione dei mercati generali, definita “preistoria” dal capo di Sogemi. Bisognerebbe, quindi: «aprire i mercati alla concorrenza tra operatori, che oggi sono a numero chiuso, e prolungare i loro contratti. Fare entrare capitali privati e creare una nuova società di gestione privata, in cui resti una parte pubblica con compiti di controllo perché solo il pubblico ha interesse a far rispettare tutte, ma proprio tutte le regole: a partire dai contratti nazionali sugli stipendi».

Fonte foto: Panorama.it

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