A dirlo è Ismea, che riassume: "Principale attore della stagione è stato l’andamento climatico, il quale ha influito non solo sulle rese, ma anche sia sull’avvio, sia sulla conclusione della campagna, entrambe avvenute in anticipo di circa due settimane rispetto ai consueti calendari".
A sud rese scarse fin da subito, al nord soffrono le tardive
Il clima ha influito diversamente negli areali produttivi. Nelle aree vocate del sud Italia, per esempio, l’ammanco produttivo è stato tangibile fin da subito, già in fase di allegagione. Si è poi manifestato del tutto con l’avvio della raccolta.
Successivamente, le elevate temperature registrate tra maggio e giugno, se da un lato hanno favorito la qualità dei frutti, per grado Brix e caratteristiche organolettiche, seppure con calibri nel complesso disomogenei, dall’altro hanno impresso un’accelerazione alla raccolta, che ha interessato contemporaneamente varietà con epoche di maturazione differenti, cioè medio-tardive.
Diversa la situazione negli areali settentrionali.
La campagna, partita sotto i migliori auspici per quantità e qualità dei frutti, a seguito del verificarsi di eventi climatici avversi quali grandinate e intense precipitazioni piovose che hanno caratterizzato la fine del mese di maggio e il mese di giugno, ha subito una brusca inversione di tendenza.
A essere maggiormente penalizzate sono state le varietà medio tardive interessate da problematiche di ordine qualitativo, ossia cracking dei frutti e minore shelf-life, con volumi idonei al circuito del fresco in contrazione rispetto alle stime iniziali.
Domanda consistente e quotazioni alte
La ridotta scalarità e la conseguente concentrazione di prodotto nei circuiti commerciali non ha, tuttavia, comportato difficoltà sul mercato. La domanda è infatti sempre stata superiore all’offerta fin dalle prime battute della campagna.
Risvolto positivo dell'annata sono quindi le quotazioni, che hanno peraltro beneficiato della scarsa presenza sul mercato interno di merce spagnola, risultate mediamente in aumento di circa il 4% rispetto al 2023 (3,44 euro/chilo contro i 3,30 euro/chilo del 2023), anno anch’esso particolarmente scarso, in termini quantitativi.
Da segnalare che solo sul finire della campagna, a fronte di un’offerta nazionale ormai esigua e non più in grado di soddisfare la domanda, si è fatta sentire la pressione del prodotto estero, in particolare di quello proveniente dalla Turchia che, favorito da uno standard qualitativo ottimale, ha ottenuto il consenso da parte dei consumatori.
Salgono i prezzi
Quanto alle vendite al dettaglio, i dati parziali (29 aprile-16 giugno) di NielsenIQ indicano per il 2024 un incremento dei volumi rispetto alla campagna precedente del 12,3 per cento. Si registra inoltre un consistente incremento della spesa sostenuta dalle famiglie (+20,3%).
Prendendo in considerazione solo il prodotto confezionato a peso fisso (Ean), l’aumento del prezzo medio al dettaglio ha avuto quasi la stessa intensità di quello della fase all’origine (+4,8%), passano da 8,28 euro/chilo del 2023, a 8,68 euro/chilo nel 2024.
In generale, secondo Ismea, nei primi mesi del 2024 la spesa per il segmento frutta è cresciuta dell'1,6% malgrado il contributo negativo degli agrumi (-5,5%).