09 aprile 2012

Padre contro figli. Succede in Esselunga

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Non è la prima volta che il mondo dell’imprenditoria italiano vede al suo interno consumarsi lotte intestine per il controllo del potere tra membri della stessa famiglia. Nel caso di Esselunga, la notissima catena di supermercati e ipermercati fondata e tuttora condotta da Bernardo Caprotti, frizioni ce n’erano già state nel 2005, quando Giuseppe, primo dei tre figli, dopo soli due anni nel ruolo di Amministratore Delegato, fu praticamente cacciato, accusato dal padre di aver fatto crollare reddittività e il rapporto di fiducia con i clienti (episodio, quest’ultimo, raccontato anche nel libro dal titolo “Falce e Carrello” scritto dallo stesso Caprotti nel 2007 edito da Marsilio).
Questa volta, però, lo scenario sembra molto complesso e degno di una fiction stile “Dallas”: Giuseppe e Violetta, figli di primo letto, sono ricorsi in arbitrato contro la decisione del padre, avvenuta nel febbraio dell’anno scorso, di reintestarsi il 92% delle azioni della holding Supermarkets Italiani, che controlla Esselunga Spa, a quindici anni dalla cessione ai figli. Perché? Molte sono le voci che circolano, tra cui quella che sostiene che questa sia un prima mossa che precede una futura cessione del gruppo (6,3 miliardi di fatturato  nel 2010) – non nuova a dire il vero e ciclicamente ricorrente – ipotesi nei confronti della quale i figli sarebbero decisamente contrari.

Fonte foto: finanza25.blog.tiscali.it

Fonte News: il Fatto Quotidiano, Blitz Quotidiano, Economia Web, Lettera 43

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