02 luglio 2020

Pam lascia Aicube. “Troppi vincoli”

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Più che un divorzio, almeno apparentemente, sembrerebbe una separazione consensuale. Due anni insieme, anche se dovevano essere tre, ma evidentemente qualcosa non ha funzionato. Parliamo della centrale di acquisto Aicube, nata, o meglio, rinata a metà luglio del 2018. Ad andarsene è il Gruppo Pam, che insieme al Gruppo VéGé e a Carrefour aveva creato il quarto polo delle centrali di acquisto in Italia alle spalle, per quote di mercato, di ESDItalia, Coop e Conad+Finiper.

PamSupermercatoTroppi vincoli, secondo Pam, causati dal superamento delle quote di mercato a livello locale e non le consentivano di crescere come desiderava. Questa la motivazione, comunicata in una nota stampa dall'insegna.

Ora, attraverso la “ritrovata autonomia” potrà, sostiene sempre Pam, oltre che crescere “anche per linee esterne”, aggregando a livello nazionale “aziende imprenditoriali che operano con eccellenza assoluta a livello locale”, anche riprendere “i rapporti con l’industria di marca su basi diverse, privilegiando la trasparenza e la collaborazione commerciale e ponendo al centro, anziché il contratto fine a se stesso, il cliente finale”.

Non è mancata la nota, in parte di risposta, del Gruppo VéGé, vero motore della nascita della centrale. “La vita va avanti e i cambiamenti offrono sempre spunti utili di riflessione per cercare di capire dove vogliamo andare e in che modo farlo”, si legge nel comunicato del gruppo con sede a Milano e che anche nel periodo Covid ha visto crescere le vendite dell'8,62% e punta a raggiungere gli 11,4 miliardi di euro di fatturato a fine 2020 .

Dopo i ringraziamenti di rito a Pam, Nicola Mastromartino, presidente di Gruppo VéGé, ha voluto sottolineare come Aicube abbia come missione primaria “offrire ai consumatori prodotti di qualità con i prezzi eticamente più bassi possibili”, mentre Giorgio Santambrogio, Ceo del gruppo, ora apre a un nuovo “progetto di aggregazione vocato alla convenienza, alla valorizzazione della filiera del made in Italy e delle sue imprese e, perché no, congiuntamente all’industria, a un potenziamento del ruolo di responsabilità sociale d’impresa, una mission non più rinviabile nell’Italia che riparte”.

Insomma, non è la prima volta che le Centrali di acquisto in Italia terminano il loro percorso, oppure rimescolano le carte al loro interno. Sarà interessante ora osservare come si muoverà VéGé, protagonista negli ultimi anni di una campagna acquisti quasi incessante tra nuovi partner e soci mandanti e che, evidentemente, come afferma il suo Ceo, deve aver “disturbato qualche equilibrio”.

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