Come nel 2020 a condizionare le performance della categoria agrumi è sempre la pandemia, ma in maniera sensibilmente diversa dall'inizio dell'anno scorso. Marcello Porrello, responsabile commerciale di Agricola Lusia, analizza i dati della prima parte del 2021 e cerca di capire come si comporteranno domanda e offerta di agrumi nei prossimi mesi.
Le prime restrizioni alla mobilità nella primavera 2020 avevano mostrato tendenze all’accumulo da parte dei consumatori, timorosi di restare senza sufficienti scorte alimentari, il cambiamento di questo trend, già intravisto in autunno, è stato purtroppo confermato (se non esasperato) in inverno e nella successiva primavera.
Si evidenziano significative differenze soprattutto analizzando i comportamenti dei consumatori. Esempio ne sono la minore frequenza di acquisto, bilanciata dall’incremento della battuta media degli scontrini; il deciso aumento di quota di mercato da parte di negozi di prossimità, e-commerce, superette e discount, a discapito di ipermercati, mercati rionali ed ambulanti; l’ulteriore incremento nella preferenza di prodotti di stagione, di origine Italiana (meglio se “local”), possibilmente bio e con una più marcata attenzione a packaging green riciclabili o ecosostenibili.
Arance
Nel corso del 2020, tra le referenze agrumicole, le arance sono state sicuramente il prodotto che più ha beneficiato in volume e valore della emergenza Covid. Questi trend eccezionali hanno visto drastici rallentamenti già in autunno, disattendendo gli auspici dei produttori del Mediterraneo con pesanti conseguenze sul piano economico.
Sul fronte nazionale, la campagna 2021 ha fatto registrare un forte incremento in volume (15%), nonché una stagione dall’arco temporale decisamente più lungo, soprattutto con riguardo alle varietà a polpa rossa. La congiuntura pandemica ha però impattato sull’andamento prezzi, con flessioni superiori al 30% già in febbraio, condizioni aggravate da una domanda stagnante nel corso della primavera. Il rafforzamento della domanda del consumo casalingo non ha infatti compensato la decisa contrazione del settore Horeca.
Anche in Spagna sono stati purtroppo disattesi gli iniziali auspici, con pesanti conseguenze economiche di medio-lungo periodo per comparto produttivo. A peggiorare lo scenario ha contribuito la presenza di calibri eccessivamente grandi (cal 1-2-3) che hanno sfavorito una ripresa del pricing.
La massiva presenza di arance egiziane completa lo scenario mediterraneo. La contrazione della domanda, la presenza di calibri piccoli, unita alle perplessità sull’origine e la sicurezza alimentare dei frutti, hanno generato un importante overstock di Valencia egiziano sui mercati europei. La pressione sulla referenza non è destinata a scemare nei prossimi mesi ove si consideri che a causa del momentaneo blocco del Canale di Suez, il 30% del raccolto è ancora stivato in magazzini all’origine.
Nei primi mesi estivi gli operatori auspicano un cambio di trend. Da un lato la riapertura delle attività turistiche e ristorative dovrebbero favorire l’impennata della domanda; dall’altro da un’analisi della produzione sudafricana (principale player del comparto in contro stagione) sembra evidente la scarsa offerta di Navel, principalmente a causa della siccità nell’area di Patensie.
Limoni
Il limone è sicuramente la referenza del comparto agrumicolo che più ha sofferto la pandemia.
In Italia, con particolare riguardo alla Sicilia, la contrazione della domanda dato il perdurare della chiusura delle attività ristorative ha indebolito i prezzi, con decrementi superiori al 40% rispetto alle stagioni precedenti. Con l’auspicio di un rialzo dei prezzi di mercato, la maggioranza dei produttori nostrani ha tardato la raccolta del Primofiore, aggravando però in tal modo una situazione già critica.
Da un lato l’auspicato aumento dei prezzi non si è verificato, ed oggi si assiste alla corsa al raccolto nella speranza di salvare più quote possibili di Primofiore, dall’altro le tardive operazioni di raccolta comprometteranno inevitabilmente i volumi e la qualità delle successive fioriture.
In Spagna, terminata una deludente campagna di Primofiore, contrassegnata da prezzi decisamente al ribasso, è iniziata timidamente la stagione del Verna. Il cambio varietale al momento non ha garantito decisi cambi di passo sul pricing e considerando che già in queste settimane si avverte la mancanza di calibri centrali, dato che in pianta il picco dei calibri è spostato su grosse pezzature (cal 2-3), sembra lecito attendersi un anticipo della fine della stagione già nella seconda metà di giugno.
Sul fronte oltreoceano in queste settimane sono partiti i primi carichi di Limone Eureka Sudafrica destinati ai mercati europei. Continua l’incremento a doppia cifra in volume dettato dal recente deciso ampliamento delle superfici produttive, sul fronte del pricing il decremento non dovrebbe essere superiore al 10% nonostante l’aumento di offerta.
Restano forti perplessità su quanto attendersi dai big players Argentini. Le principali incognite sono legate a come i produttori argentini sapranno rispondere alle ulteriori e pesanti restrizioni imposte a seguito del blocco delle esportazioni in Europa da parte del Senasa nel corso del 2020. È stato infatti creato un nuovo sistema di tracciabilità, con campionamenti e procedure documentali aggiuntive, atto alla verifica della presenza di Cbs nei singoli campi; a ciò si aggiunge il divieto di esportazione per le unità produttive segnalate per Black Spot nella passata stagione;
Pompelmi
Sul fronte mediterraneo l’offerta del pompelmo è stata fortemente influenzata più da dinamiche colturali che da aspetti legati alla congiuntura pandemica. Si evidenzia infatti come uno dei principali player in volume nella varietà Star Ruby, la Turchia, ha assistito ad un sostanziale blocco delle esportazioni in Europa dopo il susseguirsi di rilevamenti di residui di trattamenti post-raccolta superiori ai limiti Ue.
La mancanza di prodotto turco conforme ha riconfigurato le performances dell’offerta mediterranea a vantaggio del prodotto cipriota ed israeliano, nonché delle produzioni di nicchia italiane e spagnole.
Dato l’equilibrato rapporto tra domanda ed offerta, e la mancanza di stock mediterranei residui, il mercato del pompelmo d’oltreoceano (principalmente Sud Africa e Zimbabwe) parte in queste settimane sotto i migliori auspici, con incrementi sul fronte pricing superiori al 30%.
Fonte: Agricola Lusia