“Non stiamo risentendo della crisi idrica. Com’è possibile? Non siamo in alcun modo dipendenti dal Consorzio di bonifica siciliano, attingiamo l’acqua da pozzi nostri. E tutti i nostri impianti di irrigazione sono a goccia”. È tranquillo Aurelio Pannitteri, presidente di Op Rosaria, sul fronte del problema della siccità e della conseguente emergenza idrica che sta mettendo in ginocchio molte parti d’Italia ed è particolarmente avvertita in Sicilia.
L'irrigazione a goccia è determinante
L’Organizzazione di produttori Rosaria, attiva nella Piana di Catania, si avvale infatti di un sistema di micro-irrigazione a goccia con vantaggi notevoli sul piano economico e ambientale.
“Siamo stati dei veri pionieri in questo – precisa Pannitteri – È da almeno 20 anni che siamo dotati di un impianto di irrigazione a goccia in tutti gli agrumeti, nessuno escluso, che ci permette di evitare sprechi e di avere un risparmio idrico fino al 70% oltre a un importante risparmio di energia elettrica”.
Senza pozzi è un dramma
Ma, precisa il presidente di Rosaria, non tutti purtroppo possono godere della stessa serenità: “Chi non dispone di pozzi propri, deve affidarsi alla rete idrica siciliana, e lì sono dolori. La rete idrica è completamente da rifare, è talmente obsoleta e malmessa da risultare inutile. Eroga pochissima acqua, e quella che eroga è malsana”.
Pannitteri aggiunge: “Eppure le bollette, che l’acqua arrivi o no, continuano a mandarle regolarmente e molte persone, che non hanno la voglia o la forza di contestarle, le pagano senza battere ciglio”.
Avvalersi di pozzi propri sembra quindi una condizione imprescindibile per una realtà come Op Rosaria, che li ha collegati a un impianto di irrigazione che copre a tappeto tutto il terreno: in ogni filare di piante di agrumi è attivo uno sgocciolatoio ogni 50 centimetri. Ogni pianta riceve 20 litri circa di acqua al giorno. “È pochissima, un paio di secchi in tutto, ma è continua, giorno e notte, e permette così alle piante di essere sempre idratate”, dichiara con orgoglio il presidente di Rosaria.
La riduzione dei volumi di irrigazione, che da un lato permette di abbassare i costi dei produttori e dall’altro di limitare l’impatto ambientale derivante da un eccessivo consumo idrico, rappresenta uno degli obiettivi principali che la moderna agrumicoltura e agricoltura più in generale dovrebbero porsi. Op Rosaria l’ha perseguito e raggiunto da molto tempo, e in una caldissima e siccitosa Sicilia può per ora permettersi di essere tranquilla su questo fronte.
Lo sfogo del presidente
Aurelio Pannitteri si dice allarmato e si lascia andare a un duro sfogo sulla malagestione della cosa pubblica: “Il Consorzio di bonifica della Sicilia Orientale non fa nulla da ormai 30 anni. Le dighe sono così piene di fango che possono contenere il 20% dell’acqua consentita dalla loro portata. I vari governatori che si sono succeduti sono stati a guardare la situazione peggiorare e il presidente in carica, Musumeci, non sembra smentire l’andamento. Avrebbe potuto sfruttare i fondi destinati al Pnrr, ma deve essersi ‘dimenticato’ di presentare il progetto di rifacimento delle infrastrutture idriche”.
Chi si ferma è perduto
La campagna agrumicola 2022 dell’Op catanese è finita intorno al 10 maggio, e da allora fino all’inizio della nuova stagione, a novembre, la preoccupazione del team di arancia Rosaria sarà soprattutto quella di prendersi cura al meglio degli agrumeti, irrigandoli, nutrendoli, potandoli. “Abbiamo anche messo a dimora 21 nuovi ettari di Tarocco Rosso. Cerchiamo di non fermarci mai”, commenta Aurelio Pannitteri.
Fonte: Op Rosaria