07 settembre 2023

PapaMango: “Il clima mi sta portando a non vendere il fresco”

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Ci rinuncio, il  prodotto raccolto sarà destinato molto probabilmente solo alla trasformazione perché devo tutelare la reputazione aziendale. Al momento questa è la scelta che ho fatto, la maturazione dei frutti è molto lenta, non sono in grado di avere una percezione totale ma  l’orientamento è quello di non servire nessuno perché i frutti che stanno per  maturare non sono all’altezza del brand che ho creato“.

Parole sofferte di Vincenzo Amata, creatore dell’azienda agricola Bianco, a Sant’Agata di Militello in provincia di Messina, noto per il marchio PapaMango in una campagna funestata dai comportamenti climatici estremi l’imprenditore dice a myfruit.it che pensa di non consegnare le cassetta di mango siciliano ai clienti.

Preservare la storia di qualità

Una scelta dolorosa per il produttore che  fornisce i maggiori distributori italiani, da  Spreafico a Orsero. Pur restando un buon prodotto non è esteticamente brillante, presenta le ferite della battaglia con tutte le avversità climatiche di una stagione avversa.

“Ho investito molte risorse, lavorano con me quattro collaboratori, ho puntato alla  massima qualità per un prodotto che costa ma che lascia soddisfatto  il consumatore.  Una qualità integrale a cui non voglio rinunciare, voglio lasciare il ricordo della bontà dei miei frutti immutato. Per questo sto pensando di non consegnare PapaMango“. Una scelta per tutelare il marchio. “Ho investito in tutte le innovazioni tecnologiche possibili per ridurre le criticità climatiche, ma non è bastato“.

Le tappe delle avversità climatiche

Il calvario inizia tra fine 2022 e gennaio 2023  quando “abbiamo visto una primavera anticipata. Ben 2.500 piante con il fiore – spiega l’imprenditore siciliano – Abbiamo deciso di recidere tutto e ci siamo riusciti”  In  questo modo si è data la possibilità  alla pianta di fiorire nei tempi giusti.

Mango

L’imprenditore Vincenzo Amata in azienda

Vincenzo  Amata ricorda  gli altri gironi infernali della stagione. “Da fine maggio a inizio di giugno si sono registrate piogge intense per 13 giorni consecutivi. E contro tutta quest’acqua non avevo gli strumenti di difesa”.

Superata anche questa fase è arrivata una delle estati più calde della storia: “Fino a 50 gradi di giorno e fino a 40 di notte. Un caldo torrido”. La frutta ne risente. Anche quella tipica del clima tropicale, dove però non si registrano queste massime.

“Ho salvato molti frutti, ma si vedono le ferite di questa resistenza a queste condizioni estreme“.  Estrema come la scelta che dovrebbe prendere ovvero commercializzare solo per la trasformazione. “Orientamento all’80% perchè la maturazione dei frutti è molto lenta e i frutti possono non essere all’altezza del brand che ho creato”.

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