Coltivare la varietà Verdello per avere limoni tutto l'anno, anche nei mesi di agosto e settembre quando domina, a caro prezzo, il prodotto del Sudafrica e dell'Argentina. E' uno dei diversi obiettivi di PasamAgrumi, sede a Siracusa, 300 ettari di superficie dedicata al frutto giallo o verde, 38 soci tra cooperative e società agricole, 12mila tonnellate di prodotto e circa il 70% in biologico, ultimo fatturato da 6,5 milioni.
Il verdello pagato fino a 2,5 euro
Il giovane vice presidente Salvatore Magliocco ha le idee chiare: “I nostri piani per il futuro sono piantumare quanto più possibile il Verdello, non la varietà Verna che non ci ha dato soddisfazione, ed estendere così la campagna agrumicola”. Prima di questa scelta a PasamAgrumi hanno provato anche l'importazione del prodotto da Sudafrica e Argentina, ma non è andata bene: “Troppi problemi burocratici, non coincidevano i tempi delle procedure con quelli del mercato”. Forse meglio così, oggi si punta sul prodotto nazionale che riesce a conquistare uno spazio interessante: “Lo abbiamo venduto bene, con punte fino a 2,50 euro. Sono buone le sue qualità organolettiche, ha meno succo e acidità più bassa, ed essendo prodotto italiano la Gdo lo richiede, ha caratteristiche da prodotto premium, ma non ci sono grandi quantitativi”.
Magliocco: “Consumatelo anche verde”
D'estate via con il Verdello, poi da metà ottobre: “Si parte con il Primofiore e si arriva fino a San Lucia, siamo a metà dicembre, ma in questo periodo la Gdo non lo apprezza completamente e viene richiesto deverdizzato“. Un trattamento di cosmesi per renderlo giallo come piace ai clienti, ma che ai produttori siciliani non piace: “Il verde è buono quanto il giallo, dura anche di più perché la maturazione non è forzata, solo qualche supermercato lo apprezza, come Edeka che ci ha fatto anche una campagna pubblicitaria”. Fino a metà dicembre meglio verde, questo il messaggio.
Biologico al 70%, da ottobre il biodinamico
PasamAgrumi riconosce la leva positiva data dal bollino del Limone di Siracusa Igp – siamo certificati come produttori e come confezionatori – e pure dal biologico che rappresenta il 70% della produzione. Ora da ottobre si partirà con il biodinamico a marchio Demeter. Come è andata l'ultima campagna? “Iniziata al rallentatore perché le richieste non erano eccessive, poi ci siamo allineati con gli anni scorsi ed è andata abbastanza bene. Vendiamo al Nord Italia e poi all'estero soprattutto in questi paesi: Austria, Germania, Francia, Danimarca, Belgio e Olanda. La pandemia ha colpito soprattutto le vendite al mercato all'ingrosso che rappresenta il 40% mentre la Gdo il restante 60“. Dal 1986, quando sono nati, sono aumentate le produzioni e la percentuale in biologico: “L'estensione aziendale negli ultimi 3 anni è aumentata del 35 per cento. Lavoriamo su una linea convenzionale e una biologica, sono distinte e separate”.
Il prezzo tiene e i giovani tornano alla campagna
C'è ricambio generazionale, i giovani tornano alla campagna: “A iniziare dal 2015 e soprattutto dal 2017 al 2019 il limone ha avuto un'impennata di prezzo, la situazione è migliorata e tanti hanno preferito puntare sull'azienda di famiglia, restare qui e mettere radici – spiega Magliocco – Nel 2012 il limone già raccolto era pagato a 35 centesimi oggi si arriva a 60/70 grazie alla diminuzione dei volumi, poi si è conservato il prezzo e la Gdo ha riconosciuto il valore aggiunto del prodotto siracusano“. Il dato locale premia. La concorrenza? “Sudafrica e Argentina è forte, ma in estate. Hanno prezzi più bassi grazie a estensioni enormi che permettono di abbattere i costi. La qualità estetica è maggiore, trattano i limoni già in campagna, nel tragitto e nel centro di confezionamento, ma su acidità e succo il prodotto è completamente diverso. Da noi anche il convenzionale è edibile, il loro fa 25 giorni di viaggio e quindi deve essere trattato. La Spagna esteriormente ha un buon prodotto, ben riconoscibile, ma il succo è inferiore”.
Energia al 85% da fotovoltaico e droni in campo
A PasamAgrumi già dal 2008 hanno investito sul fotovoltaico con tre grandi impianti da 350 kW totali. Si è partiti con lo scambio energetico con la rete, ma “ora ci siamo dotati di batterie per l'accumulo e raggiungiamo l'85% di autonomia. Produciamo quasi tutta l'energia che ci serve, ma vogliamo puntare ad un impatto zero“. Completamente autonomi, questo l'obietto. Sul fronte tecnologico si sta sperimentando l'agricoltura di precisione: “Collaboriamo con piloti di droni che li utilizzano per monitorare le carenze nutritive nelle piante, vogliamo coinvolgere tutti gli associati in questa direzione”.