13 febbraio 2014

Per la Cassazione niente vendita di frutta e verdura all’aperto

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Che ne sarà dei banchi di frutta e verdura esposti all’aperto da fruttivendoli sui marciapiedi, che insieme alla merce che si trova all’interno dei loro negozi va a comporre la classica architettura di tutte le rivendite di frutta e verdura esistenti in Italia, se non nel mondo intero? Per non parlare dei colorati mercati ambulanti all’aperto, dove i banchi di frutta e verdura sono i protagonisti principali, tutti ovviamente all’aperto? Eppure, secondo la Cassazione questo non è più possibile e si rischia in caso contrario una condanna penale, punita con ammenda per violazione della legge 283/1962, in materia di «disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande».

Tutto è nato dalla condanna inflitta dal Tribunale di Nola ad un commerciante di Pomigliano d'Arco, colpevole per aver posseduto tre cassette di verdura definite in cattivo stato di conservazione per la vendita. Il negoziante si era, a quel punto, rivolto alla Cassazione, facendo notare come il giudice, nel condannarlo, avesse valorizzato: “la sola collocazione all'aperto degli alimenti, ritenuti esposti agli agenti atmosferici” e non aveva invece considerato “la presenza di segni evidenti della cattiva conservazione o l'inosservanza di particolari prescrizioni finalizzate alla preservazione delle sostanze alimentari”.

Risultato? La terza sezione penale della Cassazione ha rigettato il ricorso e nella sentenza del 10 febbraio si legge: “Il cattivo stato di conservazione dell'alimento può assumere rilievo anche per il solo fatto dell'obiettivo insudiciamento della sola confezione, conseguente alla sua custodia in locali sporchi e quindi igienicamente inidonei alla conservazione, ed è configurabile anche nel caso di condizioni igieniche precarie”. Secondo la Suprema Corte, quindi, il tribunale di Nola ha correttamente affermato che “la messa in commercio di frutta all'aperto ed esposta agli agenti inquinanti costituisca una violazione dell'obbligo di assicurare l'idonea conservazione delle sostanze alimentari”. La stessa sentenza della Cassazione ricorda ancora che le “tre cassette di verdura erano esposte all'aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito” e la verdura “era esposta per la vendita sul marciapiede antistante l'esercizio commerciale”.

Fonte foto: milanotoday.it

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