Partita con il freno a mano tirato a causa delle quotazioni basse nonostante una domanda abbastanza sostenuta, secondo Davide Vernocchi, a capo di una delle realtà più importanti nella produzione di pere in Italia come Apo Conerpo, ci sono buone ragioni per sperare, ora che la campagna di raccolta è terminata da qualche settimana, in un miglioramento della campagna commerciale. « Un elemento che senza dubbio potrà influenzare positivamente il mercato nei prossimi mesi – dichiara in una nota Vernocchi – è la significativa diminuzione delle giacenze di pere registrata dal nostro gruppo, che al 30 settembre sono inferiori dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, attestandosi a quota 1.070.000 quintali (erano più di 1.160.000 quintali nel 2013)».
Un aspetto, quest’ultimo, certamente positivo e che è conseguenza di un provvedimento adottato dall’Organizzazione Interprofessionale Pera, «che ha deciso di non commercializzare sul mercato fresco i frutti della varietà Abate Fetel con calibro inferiore ai 60 millimetri, destinandoli – prosegue Vernocchi – assieme alle partite di qualità meno pregiata, esclusivamente all’industria di trasformazione. Scelte queste che hanno lo scopo di valorizzare e qualificare ulteriormente l’offerta».
C’è poi ottimismo anche per l’aspetto qualitativo della campagna di quest’anno, che mostra frutti dalle caratteristiche organolettiche e dalla pezzatura superiori rispetto al 2014. «Per quanto riguarda l’aspetto esteriore, poi, i frutti presentano una rugginosità tipica della specie. Queste caratteristiche lasciano ben sperare sulla conservabilità del prodotto e quindi anche sulla possibilità di ottenere buoni risultati sul mercato, nazionale ed estero, nei prossimi mesi anche se bisognerà purtroppo fare i conti con l’embargo russo». Il blocco delle importazioni da parte del governo russo, infatti, ha un’incidenza anche nel settore delle pere che, conclude il presidente di Apo Conerpo, secondo i dati forniti dal CSO, ne importava annualmente 3500 tonnellate.