01 luglio 2016

Pere Opera a metà dell’opera

66

FruchthandelMagazin_IntervistaLucaGranataLa campagna commerciale delle pere 2015/2016 è arrivata alle battute finali. In una recente intervista curata dal nostro Alessandro Franceschini e pubblicata sulla rivista tedesca Fruchthandel Magazin di Düsseldorf, Luca Granata, direttore generale di Opera, trae le prime conclusioni:

Ovviamente continuiamo ad avere come obiettivo strategico anche per la prossima campagna quello di aumentare sempre di più l’aggregazione intorno a questa nuova compagine. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il cominciare, ed abbiamo cominciato. Adesso è tempo di ricordarci anche che tra il “cominciare” e “l’arrivare” c’è di mezzo il “perseverare” cioè la tenacia e la determinazione.

Luca Granata è stato chiamato in Emilia-Romagna da un gruppo di Cooperative che ruota intorno a Apo Conerpo con la speranza che la sua persona, sulla base dell’esperienza maturata in Val di Non (TN) con Melinda, possa trovare un consenso diffuso per creare un compattamento generale nel mondo della pera emiliano-romagnola e magari anche veneta.

Melinda, infatti, è un brand che tiene insieme la stragrande maggioranza dei melicoltori della valle: la speranza è quella di riuscire a replicare questo modello, al netto delle differenze tra i due prodotti, anche nel distretto delle pere per eccellenza, quello emiliano che nel raggio di 65 chilometri produce il 65% della produzione italiana.

L’area geografica, nonché il numero di operatori coinvolti, però, sono molto più ampi in questo caso. Aspetti che hanno complicato fino ad ora il raggiungimento del traguardo, vale a dire quello di raggiungere con un solo gruppo il controllo della maggioranza della produzione di pere italiane.

Ciò nonostante Opera si dichiara soddisfatta dei risultati raggiunti poiché nella campagna appena terminata, primo periodo di attività piena del Consorzio, è riuscita ad aumentare l’export del 25%. Al raggiungimento di questo obiettivo ha sicuramente contribuito il maggior quantitativo di frutta disponibile in seguito ad un raccolto abbondante (+25%), ma grande importanza è attribuita da Luca Granata soprattutto all’eccezionale qualità organolettica delle pere, che dopo un'estate molto calda, hanno potuto mettere in evidenza alti gradi zuccherini (i migliori degli ultimi 10 anni) aiutando così il commercio nonostante i calibri fossero più piccoli.

Opera Luca Granata

Ma per quanto riguarda i prezzi alla produzione i risultati sono ancora difficili da raggiungere (vedi articolo di FreshPlaza di febbraio). Se per l’Abate saranno confermate le prime indicazioni di 0,55 euro al Kg., siamo ben lontani dai costi che vengono indicati in 18.000 euro a ettaro da calcolare su una media di resa/ettaro di 24.000 Kg. Ergo € 0,75 al Kg. Una rotta che porta al collasso.

È su questa realtà che si basa l’analisi di Luca Granata: visto che i costi, anche ringiovanendo i frutteti e pertanto migliorando la resa ettaro e migliorando gli impianti di lavorazione, non possono essere compressi più di tanto, l’unica arma vincente è quella del prezzo.

Il manager è fiducioso di poter migliorare i livelli di questi ultimi a patto di riuscire a fare vere politiche di marketing e di marca. Queste ultime sono possibili, altro volta, unicamente potendo disporre di quantitativi significativi che nel caso della pera sarebbero eclatanti anche a livello mondiale. Il ragionamento è che se con una maggior aggregazione domani, al posto delle attuali 220-230 mila tonnellate di pere (oltre il 27% della produzione italiana con 19 soci), se ne potesse raggiungere 400 mila, si potrebbe facilmente arrivare al controllo del mercato imponendo le quotazioni, diventando il primo riferimento di prezzo con il ruolo di “price setting”.

Secondo Granata un esempio è stato quello della breve stagione delle pere precoci della varietà Carmen: essendocene poche, è stato possibile tenere alto il livello potendo liquidare ai soci un prezzo superiore di 8-10 centesimi a quello indicato come prezzo medio stagionale dalla Camera di Commercio di Ferrara.

Diventa così essenziale, secondo le strategie di Opera, una maggiore propensione all’aggregazione. E viene ribadito l’interesse e la totale disponibilità di apertura verso nuovi soci. Solo aumentando i quantitativi ci sarebbero probabilità di raggiungere il prezzo obiettivo che si colloca al di sopra della media dell’ultimo triennio per il 20%. Ma con un totale di più di 30 cooperative e più di 70 operatori commerciali coinvolti non è un compito facile.

Opera dovrà dimostrare con i fatti che il suo modo di operare porta a risultati e se anche non saranno eclatanti potrà aggiungere, con il tempo, altri singoli operatori. Se necessario, scendendo a compromessi.

La domanda è: se dopo qualche anno l’altro polo aggregativo del mondo delle pere italiano, vale a dire Origine Group, dovesse vedere di non raggiungere con le pere risultati paragonabili a quelli di Opera, potrebbe, decidendo di continuare a concentrasi sul kiwi, trovare per le pere un modus vivendi con Opera?

Come afferma Granata: “La concorrenza fa bene solo a chi compra”. Se chi offre continua a farlo alla vecchia maniera, i risultati non potranno che peggiorare.

Fonte news: Fruchthandel Magazin | FrashPlaza Italia

Potrebbe interessarti anche