27 settembre 2023

Pesche, ci voleva Esselunga

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Non c’è pace per le pesche. E nemmeno per Esselunga. Questa volta non è colpa della grandine o del calo dei consumi. Dalla sua messa in onda, il 25 settembre scorso, la nuova pubblicità di Esselunga “La pesca”, infatti, sta facendo molto discutere. L’hashtag Esselunga è schizzato in cima ai trend di ricerca di Twitter con migliaia di post scritti sull’argomento.

La trama la conosciamo ormai tutti: una bimba offre al padre, evidentemente separato dalla madre, il frutto fingendo che sia un regalo da parte della sua mamma. Una bugia bianca per fare riappacificare i genitori.

I commenti degli utenti sui social

L’opinione pubblica si è letteralmente spaccata a metà: da una parte i sostenitori dello spot (“Bellissimo, mi fa piangere ogni volta che lo vedo” oppure “Celebra la famiglia diversa, non solo quella del Mulino Bianco“); dall’altra parte i detrattori (“Qui si specula sui bimbi che soffrono per la separazione dei propri genitori” ma anche “Si vuole demonizzare il divorzio“, e così di seguito).

E il settore?

“Con l’acquisto banale di una pesca si possono fare grandi cose – scrive Alessandra Ravaioli, Rp Circuiti, su Linkedin – La pesca è bellissima, iconica e bene augurante, come dicono i giapponesi. Però per paradosso è stata scelta come prodotto umile. Pazienza, l’ortofrutta è vissuta così”.

Qualche operatore forse si è anche chiesto dell’opportunità di usare un frutto tipico dell’estate per una pubblicità settembrina. Un dettaglio. Del resto, nella bagarre, come capita di frequente (pensiamo alle polemiche sull’aumento dei prezzi), frutta e verdura arrivano, quasi per caso, anche se c’entrano poco. La pubblicità di Esselunga non vuole – chiaramente – pubblicizzare le pesche, ma il brand. Se ci sia riuscita o no lo scopriremo.

Il commento più bello

Non sono mancate, poi, le occasioni per qualche boutade: @cesareporto su Twitter commenta: “Pronto anche lo spot della Lidl in cui i genitori non sono divorziati perché non hanno i soldi per permettersi l’avvocato”.

Una cosa era certa e lo è tuttora: “Bene o male, l’importante è che se ne parli”. Così è.

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