«In Francia sarebbe stato tutelato dalle istituzioni e dagli enti di ricerca, usato come vanto nazionale». Invece, in Italia, rischia di sparire. Quasi uno sfogo, non privo, però, anche di autocritica, quello lanciato sulle pagine del quotidiano la Nazione di Firenze da parte di Alessandro Fonseca. La sua azienda agricola, Fattoria di Petreto, ha una lunga tradizione che inizia nel 1871: se agli appassionati di vino è certamente nota attraverso la sua produzione di Chianti Colli Fiorentini Docg e dello splendido Pourriture Noble, un vino dolce muffato di grande fascino, al mondo orotofrutticolo nazionale probabilmente dirà ben poco.
Eppure Fonseca è uno degli “ultimi moicani” che in zona, a Rosano, continua a produrre le pesche cotogne, uno vanto della produzione agricola della Valle d’Arno: un frutto tardivo, saporito e dal corredo aromatico incisivo e difficile da dimenticare. Nonostante questo sono orami rimasti in pochissimi a produrre questa varietà di pesca. «Fino agli anni ’80 – continua Fonseca – era molto ricercato e prodotto: solo nella nostra zona c’erano 50-60 ettari coltivati a pescheto. Ora sono 6-7 al massimo».
Nonostante siano ancora molti gli appassionati che bussano alla sua porta per compare questo frutto di grande qualità, il rischio che la pesca cotogna di Rosano cada definitivamente nel dimenticatoio è oramai molto vicino. Che fare? Da un lato Fonseca non lesina critiche all’individualismo dei produttori locali, dall’altro pensa alla certificazione di origine: «I comuni della zona potrebbero unirsi per ottenere riconoscimenti Dop delle produzioni locali per valorizzarle nel turismo e nel mercato».
Fonte foto: La Nazione