«Proprio come successo per Slow Food, nato come reazione alla cultura dei ‘fast food', così è ormai maturo il tempo per un nuovo modello distributivo, basato sulla piccola distribuzione organizzata». È uno dei concetti espressi da Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e riportati dall’Ansa, durante la lectio magistralis tenuta per il conferimento della sua quarta laurea Honoris Causa, questa volta in Legge Comparata, Economia e Finanza dall'International University College di Torino.
Che la grande distribuzione organizzata non stia vivendo un grande periodo è oramai assodato: ogni indicatore economico e statistico, quasi quotidianamente, segnala non solo il calo della spesa alimentare in Italia oramai da anni, ma anche la sofferenza dei modelli distributivi così come si sono oramai affermati in Italia dal dopoguerra ad oggi. Supermercati e Ipermercati faticano ad arginare la crisi dei consumi e la grande pressione promozionale sembra l’unica via d’uscita. Si veda il caso, non ultimo, dei punti vendita a insegna Simply, di proprietà Auchan, che proprio settimana scorsa hanno annunciato il taglio secco del 15% su frutta e la verdura, per sempre, con fasce di prezzo che partono da 0,79 euro.
È quindi giunta l’ora di intonare il De profundis per questo consolidato modello distributivo? Secondo il fondatore di Slow Food sembrerebbe di sì. «I tempi sono maturi per la Piccola Distribuzione Organizzata. Un modello distributivo che può svilupparsi a livello locale ma che, sul territorio, può diventare davvero alternativa al modello della grande distribuzione». È presto per dire se un giorno ci dovremo abituare a prendere confidenza con nuovo acronimo, Pdo, ma soprattutto con una nuova concezione di commercio organizzato, anche se oramai, di esempi alternativi a quelli della Gdo, anche se con respiro prettamente locale, ne esistono da tempo, come testimoniano i Gas, i Gruppi di Acquisto Solidale, che secondo Coldiretti nel 2012 hanno coinvolto 7 milioni di italiani.
Fonte foto: The Guardian