Prosegue nella Tuscia il dibattito sull'allargamento delle superfici da destinare alla corilicoltura.
Ad intervenire in questi giorni è stato Petronio Coretti, presidente del Gal Etrusco Cimino (“gruppo di azione locale” composto da soggetti pubblici e privati per favorire lo sviluppo di un’area rurale attraverso fondi strutturali), che ha commentato: “L’aumento delle coltivazioni di nocciola è una grande opportunità. Ma serve un confronto costruttivo con tutti gli attori coinvolti: produttori, politica, cittadini. Sostenibilità ambientale e biodiversità, qualità e sicurezza delle produzioni agroalimentari non sono incompatibili con un aumento delle superfici coltivate e della quantità di nocciole prodotte nel comprensorio dei Monti Cimini e nell’intera provincia di Viterbo.
È però necessario – ha proseguito Coretti – un equilibrio complessivo del sistema territoriale: ambientale, agricolo, industriale. Per quale ragione dobbiamo limitare lo sviluppo della produzione corilicola italiana, già deficitaria e minacciata dall’importazione di nocciole dalla Turchia? La filiera della corilicoltura viterbese è ben strutturata. Più nella parte agricola, meno in quella della trasformazione artigianale e piccolo-industriale. La presenza della Ferrero nel nostro territorio è un’opportunità per lo sviluppo della trasformazione in loco delle nocciole, così come è avvenuto per altri territori in Italia. È inoltre una maggiore garanzia di legalità della filiera.
Il recente intervento di Famiano Crucianelli, presidente Bio-distretto Via Amerina e delle Forre, offre lo spunto per riflettere sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in agricoltura, in particolare nella corilicoltura del comprensorio dei Monti Cimini. Serve un confronto costruttivo, finalizzato a individuare ipotesi di lavoro ed equilibri condivisi. Gran parte del comprensorio della nocciolicoltura coincide con quello dei Gal Etrusco Cimino e Falisco e Via Amerina, nonché del Bio-Distretto”.