31 maggio 2022

Politiche agricole, De Castro guida la top ten dei ministri

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Quali sono i ministri delle Politiche agricole che hanno lasciato il segno? E quali sono, invece, quelli di cui in pochi ricordano l'operato? Una classifica con tanto di voti è confluita nel pagellone a cura di Edizioni Turbo by Tespi Mediagroup; sotto esame gli ultimi dieci politici che hanno ricoperto il ruolo. 

De Castro primo della classe

La classifica vede al primo posto Paolo De Castro promosso con otto e mezzo. Un riconoscimento che trova le principali motivazioni grazie agli effetti a lungo termine del suo operato. Gran conoscitore delle dinamiche agricole italiane e internazionali, a lui si deve anche la storica direttiva Ue contro le pratiche sleali del 2019. “Se è complicato valutare il suo impatto tra il 2006 e il 2008 – si legge sul pagellone – possiamo dire che rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per le aziende e le associazioni del settore agroalimentare. Un motivo ci sarà”.

Al secondo posto Luca Zaia

Al secondo posto della classifica Luca Zaia, con otto in pagella: il suo operato va dal 2008 al 2010. “Ministro tutt’altro che improvvisato – riferisce il pagellone – Zaia dopo essersi diplomato alla scuola enologica di Conegliano, si laurea in scienze della produzione animale alla facoltà di Agraria dell’Università di Udine.

Competenza e passione non gli sono mai mancate: da ministro ha risolto la grana del blocco all’export negli Usa del Brunello di Montalcino, vietato dopo la scoperta di alcune partite con certificazioni false”. Suo anche il merito di aver presieduto il primo G8 agricolo, di essersi battuto in difesa di Dop e Igp, tracciabilità, etichette trasparenti sono state tra le priorità del suo mandato. E sulla diatriba Cibus-Tuttofood, affermava nel 2009: “Servono le sinergie, non le guerre”. 

Martina è sul podio

Terzo posto del podio per Maurizio Martina, valutato con un voto di poco inferiore a otto (7/8, per essere precisi). Secondo il pagellone, Martina ha dato il giusto equilibrio alle competenze tecniche e alla formazione politica; con un mandato di quattro anni, è stato protagonista anche di Expo 2015. Inoltre ha gestito, con una posizione chiara e netta, l'accordo di libero scambio Ue-Canada.

Promossi anche Centinaio e Catania

A Mario Catania, che spunta qualcosa più del sette (7+), si deve un passaggio chiave dell’ultimo decennio: l’articolo 62 del decreto legge 1/2012, il cui obiettivo è aumentare la trasparenza e l’efficienza dei rapporti di filiera, eliminando comportamenti scorretti e speculativi. “Non è stata certamente la panacea di tutti i mali – argomenta il pagellone – ma sicuramente l’articolo 62 ha messo in riga un bel po’ di furbetti in circolazione. Catania si è battuto anche sul contenimento di consumo di suolo – tema quanto mai attuale – e sull’impatto della Pac per il nostro Paese. Insomma, è stato un tecnico con i fiocchi”.

Sette anche a Gian Marco Centinaio rimasto in carica poco più di un anno. E, al di là delle sortite sul made in Italy, il suo nome viene associato al passaggio da Mipaaf a Mipaaft, con il turismo a rientrare sotto le competenze del dicastero.

“Nei fatti – scrive il pagellone – è rimasta un’operazione cosmetica, senza un piano serio di promozione. Tra le tegole del nuovo Mipaaft, poi, ricordiamo un bel po’ di stress da parte delle aziende sulle migliaia di etichette già stampate senza la t di turismo. Per fortuna, Centinaio ci ha messo una pezza, consentendo lo smaltimento delle etichette con la precedente dicitura. Oggi ha una seconda chance come sottosegretario”.

Sufficienza risicata per Bellanova

Licenza media e pugliese Doc, Teresa Bellanova comincia a lavorare nei campi a soli 14 anni. “Il suo mandato – sottolinea la classifica – verrà ricordato per l’attenzione agli ultimi: i migranti irregolari costretti a lavorare nei campi in nero. Alla regolarizzazione dei 500mila (secondo lei) invisibili, Bellanova si dedica anima e corpo. Ma un conto sono gli annunci, altra faccenda è mettere in pratica una sanatoria articolata su un tema tanto spinoso. E infatti ben presto arrivano le magagne: l’iter è troppo complesso, il personale assunto ad hoc fatica a districarsi tra le pratiche, e la pandemia si è messa di traverso. Così, dopo un anno, solo il 5% delle domande si trovava nella fase finale, e solo lo 0,7% aveva ottenuto il permesso di soggiorno. Alla fine, le domande presentate sono state 207mila, di cui l’80% da colf e badanti”.

Bocciati Galan, Romano e De Girolamo

Cinque per Giancarlo Galan, che occupò lo scranno più alto del Mipaaf per meno di un anno. Con una laurea in giurisprudenza e un master alla Bocconi, nella sua esperienza da ministro si distingue per un’apertura nei confronti degli Ogm. “Negli anni successivi – ricorda il pagellone – rimase invischiato in una brutta vicenda di corruzione legata al Mose, il sistema di dighe mobili per prevenire l’acqua alta a Venezia. Arrestato nel 2014, patteggia una pena di due anni e dieci mesi con la restituzione di 2,5 milioni. Nel 2017 la Corte dei Conti chiede un risarcimento di 5,8 milioni”.

Chiudono la classifica, entrambi con quattro in pagella, Francesco Saverio Romano e Nunzia De Girolamo. Il primo è stato in carica per pochi mesi, ma ha avuto il tempo di far registrare una boutade su un logo per i ristoratori all'estero che utilizzano prodotti italiani e un'ora secca di ritardo alla manifestazione Cibus Tour 2011, fra il disappunto generale. La seconda viene ricordata per una polemica, nel dicembre 2013, a seguito di una sortita al Brennero con la divisa della Coldiretti per una protesta organizzata al confine tra Italia e Austria per “difendere il made in Italy”. La sua presenza venne però criticata da Confindustria e da Federalimentare.

Senza voto il ministro in carica

“Con Stefano Patuanelli, attuale ministro delle Politiche agricole, abbiamo l’ennesimo esempio di come si applica l’intramontabile manuale Cencelli – conclude il pagellone – Così, l’ingegner Patuanelli da Trieste, esperto di progettazione e gestione dei processi edilizi, nonché di sicurezza nei cantieri temporanei e mobili, comincia a occuparsi di agricoltura, allevamenti, pesca, politica agricola comune, ippica e molto altro. È al Mipaaf da poco più di un anno e ha il merito di aver tenuto la barra dritta sul Nutriscore e di essersi mostrato disponibile al confronto con l’industria, con un occhio di riguardo al comparto lattiero caseario. La legislatura finisce nel 2023 e il lavoro da fare non manca. Se dobbiamo dirla tutta, ci attendiamo un maggior protagonismo in questo momento così critico per l’industria, provata dai continui rincari e messa in difficoltà dalle pretese dei primi anelli della filiera (agricoltura-allevamento-macelli) e anche dell’ultimo (distribuzione)”.

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