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20 novembre 2024

Pomodoro da industria, al nord basse rese e costi alti

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La campagna di raccolta 2024 del pomodoro da industria nel territorio del nord Italia si è conclusa la prima settimana di novembre. La campagna di raccolta e trasformazione si è prolungata nei mesi autunnali, raggiungendo ben 113 giorni di lavorazione, con l’apertura il 18 luglio del primo stabilimento e la chiusura dell’ultimo lo scorso 8 novembre. 

Oltre alla lunga durata, la trasformazione è stata caratterizzata da varie chiusure e riaperture degli impianti, a causa delle piogge che hanno determinato l’interruzione della raccolta e quindi delle consegne di pomodoro. Ciò ha determinato costi industriali elevati per il gran numero di giorni di lavorazione, per di più con le linee produttive non a pieno regime per la scarsità di prodotto, in un anno in cui il prezzo contrattato per la materia prima con le Organizzazioni di produttori è stato di 135-140 euro/tonnellata.

Rese ai minimi storici

La produzione in campo ha registrato rese bassissime: 57,8 t/ha rispetto a una media quinquennale generale di 74,3 t/ha. Nello specifico, le rese a produzione integrata sono state di 58,6 t/ha, inferiori alla media quinquennale di 75,9 t/ha, così come le rese a produzione biologica pari a 50,3 t/ha rispetto alla media quinquennale di 60,2 t/ha.

Si tratta di rese storiche minime, mai registrate prima dall’Oi Pomodoro del Nord Italia. Pertanto, nonostante un’ampia superficie di 41.618 ettari coltivata a pomodoro, di cui 37.583 ettari destinati alla produzione integrata e 4.035 ettari alla produzione biologica, sono state prodotte solo 2 milioni e 405.967 tonnellate di materia prima avviata alla trasformazione.

Un quantitativo così basso non è mai stato realizzato nel bacino Nord negli ultimi anni. Le motivazioni sono da ricercarsi nell’andamento climatico avverso e anomalo, che ha caratterizzato il 2024: a partire dalle piogge persistenti, nettamente al di sopra della normalità climatica, concentrate a maggio, il mese dei trapianti, e a settembre-ottobre, mesi in cui si attendeva la raccolta di ingenti quantitativi.

Oltre al ritardo delle operazioni di trapianto e raccolta, la produzione in campo è stata colpita dalle problematiche fitosanitarie legate alle piogge, che hanno richiesto un forte impegno, anche economico, ai produttori agricoli per garantire un prodotto di qualità pur nel rispetto della produzione integrata o biologica. Questo ha generato serie difficoltà economiche anche per la parte agricola che, nonostante il prezzo contrattato, registra un mancato reddito per l’impiego dei mezzi tecnici e per le mancate rese.

“Il 2024 sarà ricordato come anno negativo per le produzioni di pomodoro da industria nel Nord Italia a causa delle basse rese dovute all’anomalie climatiche – commenta il presidente Tiberio Rabboni –. È per questo che l’Oi Nord Italia ha richiesto l’intervento del ministero e delle Regioni per l'attivazione delle provvidenze compensative a favore delle imprese danneggiate, sia di parte agricola che industriale”.

Da una ricognizione effettuata dall’Oi Nord Italia presso le Organizzazioni di produttori dopo la metà di ottobre, nel territorio del Nord Italia sono rimasti in campo, causa impossibilità di raccolta, circa 850 ettari di pomodoro, a cui si aggiungono i campi alluvionati da esondazioni di canali e corsi d’acqua, verificatesi a più riprese in varie zone dell’areale. La filiera è tuttora in attesa di riscontro dalle istituzioni interpellate per ricevere un supporto in questa situazione di criticità, sia a favore degli imprenditori agricoli sia delle aziende di trasformazione, per poter affrontare gli investimenti della nuova campagna 2025.


Fonte: Oi Pomodoro da Industria Nord Italia

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