I porti italiani sono tutti controllati dalla criminalità organizzata. A dirlo è Diario di bordo: storie, dati, meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani redatto da Libera, l’associazione contro le mafie nata nel 1995.
Il documento specifica: negli scali passano merci contraffatte per un valore di diversi miliardi e gli alimenti, tra cui i prodotti ortofrutticoli, sono al primo posto della classifica delle merci oggetto di frode.
Ancona e Genova i porti più colpiti
Lo scenario che emerge dal report non è rassicurante: negli ultimi 12 anni, e cioè dal 2006 al 2022, più di un porto italiano su sette è stato oggetto degli interessi della criminalità e almeno 54 sono oggetto di proiezioni criminali. Per rendere ancora meglio l’idea della gravità, basti pensare che negli scali italiani si verifica un episodio criminoso ogni tre giorni.
Nel corso del 2022 si sono infatti registrati 140 casi di criminalità – appunto una media annua di almeno due alla settimana – i quali sono avvenuti in 29 porti, di cui 23 di rilievo nazionale, pari al 40% di quelli totali.
Se, da sempre, Gioia Tauro è il porto italiano in cui le forze dell’ordine vanno a caccia di stupefacenti in arrivo dal Medio Oriente e dal Sud America – nel 2021 e 2022 sono state sequestrate 38 tonnellate di cocaina, circa il 94% di quella sequestra in tutta Italia – il porto dove nel 2023 si sono verificate più attività illecite è Ancona, con 15 casi, seguito da Genova con 14 casi e Napoli e Palermo con 11.
Si legge nel report: “La centralità nelle rotte commerciali, così come la permeabilità del tessuto socio-economico, hanno reso alcuni scali più attrattivi di altri. Questo può far ipotizzare un processo di diversificazione ed espansione delle attività della criminalità organizzata anche in differenti scali. Non è solo l’elemento geografico a fare la differenza, ma il contesto portuale”.
Dei 140 episodi, l’85,7% (120) riguarda attività illegali di importazione di merce o prodotti, il 7,9% (11) riguardano attività illegali di esportazione di merce o di prodotti, il 2,9% (quattro) riguarda sequestri di merce in transito, mentre il restante è relativo ad altri fenomeni di diversa natura.
Gli alimenti hanno la peggio
Tra tutti i prodotti che circolano nei porti, sono gli alimenti quelli su cui si concentra maggiormente l’attenzione della criminalità.
Le arance dall’Egitto, i pomodori secchi e l’olio d’oliva dalla Tunisia, insieme ai prodotti ittici dall’Oman e dalla Grecia, sono gli alimenti contraffatti che più transitano dai porti italiani per poi essere immessi sul mercato interno danneggiando il prodotto locale. In particolare, il traffico di alimenti contraffatto tocca i porti di La Spezia, Livorno, Salerno, Civitavecchia, Brindisi, Genova, Palermo e Ancona.