Tra due settimane entrerà in sciopero il porto di Liverpool, Gran Bretagna. Gli operatori, schiacciati dai costi aggiuntivi attribuibili all'inflazione galoppante, chiedono ai propri datori di lavoro un aumento delle retribuzioni.
Questi ultimi, però, nonostante un 2021 da incorniciare, non sono del tutto collaborativi, forti di una previsione tutta da verificare. A loro detta, infatti, il traffico container si starebbe riducendo.
Stop fino al 3 ottobre
Sono quasi 600 i lavoratori dello scalo di Liverpool che si fermeranno lunedì 19 settembre e sciopereranno fino a lunedì 3 ottobre. L'obiettivo è aumentare le proprie retribuzioni e affrontare così l’impennata dell’inflazione, che in Gran Bretagna ha superato quota 12 per cento.
Da parte delle compagnie ci sono cenni di collaborazione, ma non sono sufficienti: le imprese offrono infatti un aumento del 7% dei salari, ritenuto però inadeguato dai sindacati che hanno proclamato lo sciopero.
Questi ultimi tengono a precisare che, i due terminal container di Liverpool, nel corso del 2021 hanno ottenuto utili pari a 30 milioni di sterline. In altre parole, secondo le sigle che rappresentano i portuali, ci sarebbero i giusti margini per andare incontro alle esigenze dei lavoratori.
Si prevedono partenze in bianco
Naturalmente la chiusura di Liverpool avrà delle conseguenze sul traffico merci. Secondo le prime stime aumenteranno le partenze in bianco delle portacontainer, con intasamenti a cascata su tutta la filiera logistica europea.
Due mesi di intasamento
Prevedibilmente andrà così: le compagnie dirotteranno le navi dai porti britannici a quelli continentali, aumentando la congestione e le attese soprattutto a Rotterdam (Paesi Bassi), Amburgo e Bremerhaven (Germania). Secondo gli esperti serviranno due mesi per fare in modo che si torni alla normalità.
Non è però detto che 60 giorni siano sufficienti poiché i sindacati britannici hanno già annunciato altri scioperi.
Se le imprese portuali non accoglieranno le richieste, infatti, i disagi potrebbero continuare nei prossimi mesi coinvolgendo anche gli altri porti inglesi e anche gli altri attori della filiera. Nel Regno Unito sono già in agitazione i ferrovieri e i dipendenti della società postale pubblica Royal Mail.