Tre finanziari sono accusati di corruzione e concussione e altri sette-otto sarebbero nel mirino degli inquirenti. E’ quanto sta accadendo al porto di Brindisi in seguito alla denuncia di un autotrasportatore, il quale avrebbe fatto emergere un meccanismo di tangenti ai danni dei conducenti dei tir.
Ai sotto-ufficiali indagati si contesta di aver chiuso un occhio su carichi sospetti in cambio di qualche decina di euro. In altre parole i finanziari, incassando una tangente, avrebbero reso il passaggio dei varchi doganali indolore.
I fatti
I primi accertamenti risalgono al 26 ottobre, quando i militi della guardia di finanza di Brindisi hanno perquisito le abitazioni dei colleghi sospettati e sequestrato smartphone, tablet e pc per acquisire evidenze oggettive utili all’inchiesta. Tra i materiali più significativi ci sarebbero dei file contenenti i nomi dei finanzieri coinvolti e le somme da questi incassate.
A pagare le tangenti, a quanto si è appreso finora, sarebbero stati soprattutto i conducenti di tir che giungono in Italia dall’Albania. I quali, in cambio di 30-50 euro, avrebbero introdotto indisturbati carichi contenenti prodotti contraffatti – scarpe, abbigliamento, giocattoli – ma anche clandestini, droga o armi.
Controlli sempre più frequenti
Anche a causa dei conflitti in corso, alle dogane italiane sono stati intensificati i controlli per scongiurare l’ingresso dei terroristi. E quindi, anche allo scalo portuale pugliese, le verifiche da qualche settimana sono più frequenti. Uno scenario che, fino al momento della loro sospensione, è stato favorevole ai sotto-ufficiali corrotti.