26 gennaio 2024

Ppwr: un incentivo all’innovazione?

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Vi siete mai chiesti quanto pesa una rotoballa di paglia con diametro di 1,50 metri e larghezza di 1,20 metri? I non agricoltori probabilmente hanno solo stime approssimative al riguardo. E la risposta (250 kg) fa giusto capire che spostare una massa così pesante è tutt’altro che facile.

Se vi state chiedendo cosa c’entri tutto questo con il Ppwr (Packaging & Packaging Waste Regulation, il Regolamento Ue sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio) del titolo e con gli imballaggi in generale, l’editoriale di Daniel Schmidt sul numero 3/2024 di Fruchthandel può aprirvi gli occhi. Con un po’ di immaginazione.

Perché? Intanto, nel 2021, la quantità di rifiuti di imballaggio generati pro-capite in Germania è stata di 237 kg (e quindi non così lontana dalla massa di una rotoballa di paglia). Questo dato è stato riportato dall’Ufficio federale di statistica (Destatis) in accordo con l’autorità statistica dell’Ue Eurostat.

Per non parlare della quantità pro-capite di rifiuti di imballaggio, che è aumentata del 26% dal 2005. In relazione agli altri Paesi dell’Ue, la Germania è in testa a questa statistica con un totale di 19,7 milioni di tonnellate, seguita dall’Italia (13,6 milioni di tonnellate) e dalla Francia (13,4 milioni di tonnellate). È quindi giunto il momento di cambiare qualcosa.

Dalla teoria alla pratica

Ed è proprio per questo che gli obiettivi previsti dal Ppwr attualmente in discussione – tra cui la riduzione dei materiali di imballaggio e la promozione di un’economia circolare sostenibile – non possono che essere accolti con favore in linea di principio. Allo stesso tempo, però, Daniel Schmidt auspica che le preoccupazioni e le obiezioni – non da ultimo quelle del nostro settore – vengano ascoltate dai decisori a Bruxelles e tenute in considerazione nel documento finale, quando il regolamento sarà  adottato, probabilmente in estate.

Il previsto divieto di imballaggi monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 kg è un buon esempio. A mio avviso, le associazioni di categoria come l’Associazione tedesca per il commercio della frutta sottolineano giustamente che un simile approccio comporterebbe un’indesiderata serie di svantaggi, alla fine dei quali la qualità di frutta e verdura ne risentirebbe.

E questo non sarebbe nell’interesse dei produttori, dei dettaglianti alimentari e, tantomeno, dei consumatori. Tuttavia, invece di riflettere su preoccupazioni e timori, Schmidt chiude il suo editoriale sottolineando le opportunità che potrebbero derivare dal Regolamento Ue sugli imballaggi.

Lo sviluppo di alternative di imballaggio sostenibili e l’uso di materiali ecologici saranno ulteriormente promossi. In un certo senso, il Ppwr potrebbe anche fungere da stimolo all’innovazione e incoraggiare ancora di più i produttori di imballaggi a dare il loro contributo a un futuro più sostenibile. E perché un regolamento del genere non dovrebbe contribuire a sensibilizzare ulteriormente i consumatori al consumo sostenibile? Considerare il Ppwr non solo come una misura normativa, ma anche cogliere tutte le opportunità che offre ogni volta che è possibile, potrebbe essere la strada giusta per tutti.

Fonte: Fruchthandel Magazin

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