Il bio costa di più. E non è una notizia, né una novità, sia in Italia che in qualsiasi parte del mondo. Ma il maggior prezzo che i prodotti biologici in generale, frutta e verdura in particolare, hanno all'interno della grande distribuzione è dovuto a costi di produzione più alti in campagna o ai margini lordi spropositati che gli applicherebbero i supermercati? In Francia, da qualche giorno, è un tema particolarmente dibattuto, nonché foriero di accese polemiche.
A scatenare il tutto è stato uno studio pubblicato a fine agosto da Que Choisir, l'organo di informazione dell'UFC (Union Fédérale des Consommateurs) che ha analizzato i prezzi di 24 referenze di frutta e verdura tra le più vendute in un anno in Francia all'interno di 1541 negozi della grande distribuzione organizzata da giugno del 2016 a giugno del 2017
Quanto costa (in più) comprare frutta e verdura bio?
Costa cara una spesa bio di frutta e verdura in Francia, in media 660 euro all'anno contro i 368 degli prodotti convenzionali a parità di referenze, il 79% in più quindi.
Osservando una tabella pubblicata all'interno dal rapporto che prende in considerazione i prezzi di 16 referenze di frutta e verdura monitorate, in media i prodotti bio costano il 98% in più, con picchi che comunque in molti casi vanno ben oltre il 100% in più.
L'eccessiva marginalità della grande distribuzione
Il motivo, secondo lo studio di Que Choisir, è imputabile solo per la metà ai maggiori costi di produzione del bio. In realtà il 46% del costo aggiuntivo dei prodotti bio è dovuto ai margini particolarmente elevati applicati dalla grande distribuzione. Nel caso di frutta e verdura bio i margini lordi sono in media il 96% maggiori rispetto al convenzionale. E la marginalità in molti casi anche questa volta è superiore alla media, come nel caso delle mele (+163%) o dei pomodori (+145%), tra i più richiesti in Francia nel biologico secondo quanto afferma lo studio.
Secondo lo studio è una sorta di vera e propria ingordigia quella che viene applicata su frutta e verdura da parte della Gdo e fa sì che questi prodotti da una parte rimangano un lusso inaccessibile a molti consumatori e dall'altro che anche la loro penetrazione all'interno dei punti vendita non cresca più di quanto potrebbe. Questo è anche il motivo, sempre secondo Que Chosir, per il quale l'offerta di bio ortofrutticolo è sempre più scarsa in termini di referenze rispetto a quella convenzionale: in un anno lo studio ha certificato come, ad esempio, spesso mele e pomodori bio, insieme, non siano mai disponibili nelle insegne monitorate, nonostante siano i più richiesti.
Le false promesse della Gdo
Una delle accuse principali che lo studio muove nei confronti della grande distribuzione è quello di promettere un bio alla portata di tutti quando, invece, fa esattamente il contrario. Questo è avvenuto soprattutto negli ultimi anni quando anche in Francia il settore è letteralmente esploso, triplicato negli ultimi 10 anni (nel 2016 il giro d'affari del biologico si è attestato a 7,1 miliardi di euro, +21% rispetto all'anno precedente) con in testa soprattutto frutta e verdura le cui vendite bio sono cresciute del 33% e la Gdo è diventata il canale principale di vendita. Ingolosita da un segmento merceologico in fortissima crescita, la Gdo avrebbe promesso grande disponibilità di referenze a prezzi accessibili ai consumatori nei suoi messaggi pubblicitari, quando invece, secondo lo studio di Que Choisir, tra gli scaffali succederebbe esattamente il contrario.
Nessuna democratizzazione del bio, quindi. Un'accusa importante quella portata dell'UFC, che invita le autorità pubbliche francesi “a garantire la trasparenza dei prezzi e dei margini netti per prodotto e per marca al fine di contribuire, attraverso la concorrenza, ad una migliore accessibilità dei prodotti biologici”.
La replica e la polemica
Dopo la pubblicazione del rapporto (clicca qui per scaricarlo nella versione integrale in francese) non sono mancate le polemiche e naturalmente i primi a reagire sono stati gli accusati numero uno, la Gdo, attraverso la replica da parte dell'FDC, la Federazione del commercio e della distribuzione francese, che ha denunciato la parzialità dello studio e, al contrario, ha affermato che il margine lordo su frutta e verdura bio è in media equivalente a quello degli ortofrutticoli convenzionali”. L'UFC-Que Choisir “non tiene conto nei suoi calcoli dell'intera catena, del trasporto, dell' imballaggio, degli intermediari, dei costi di distribuzione all' interno del punto vendita”, continua la replica (clicca qui per leggere la replica completa). La contro-replica degli autori dello studio plaude, quasi ironicamente, alle constatazioni dell'FDC e insiste: “Poiché il costo di acquisto degli ortofrutticoli biologici è in media doppio rispetto a quello degli ortofrutticoli tradizionali, l'applicazione di un margine “equivalente” equivale di fatto a far pagare ai consumatori un margine lordo in euro che per i prodotti biologici è circa doppio rispetto a quello dei prodotti convenzionali. In breve, la FCD convalida l'accuratezza dei nostri calcoli con la sua risposta, il che non sorprende, poiché ci basiamo sui dati ufficiali resi disponibili dal ministero dell'Agricoltura”.