È la settimana di Fruit Logistica. Da domani la gran parte degli operatori ortofrutticoli che contano saranno a Berlino per partecipare alla fiera internazionale più importante, che parte mercoledì 3 febbraio.
Frequentavo la Grüne Woche di Berlino, una tradizionale fiera agricola tedesca, già negli anni ’80 perché all’interno di quell’evento si svolgeva un convegno molto interessante: il Frische Forum, organizzato dall’editore della rivista Fruchthandel, il Dr. Wolf Verlag. Al suo interno pochissimi esponevano frutta fresca, anche se già il Vog con le sue mele del Südtirol era presente.
Furono proprio di giornalisti di Fruchthandel a notare un interesse crescente da parte dei produttori tedeschi ed esteri a presentare i loro prodotti ed ottennero, così, dall’ente fieristico di Berlino la collaborazione per l’allestimento di due piccoli padiglioni inseriti all’interno del Frische Forum.
La formula, ritenuta valida da molti, ottenne una spinta formidabile soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. Di colpo la prospettiva di attirare ed includere presto i nuovi mercati dell’est Europeo moltiplicò le speranze, tenendo conto anche della felice posizione geografica: una città al centro di un continente riunito che poteva essere sfruttato commercialmente dall’Atlantico agli Urali. I sogni diventarono realtà e ben presto Fruit Logistica si staccò dal ventre della madre Grüne Woche per diventare un evento per proprio conto. Anno dopo anno il numero di espositori aumentò, non solo della Germania ma di tutta l'Europa, inclusa quella orientale: si arrivò all’apice nel 2008 con una passeggera frenata dopo il 2009 a causa della crisi economica che aveva iniziato ad attanagliare anche il settore primario. Nel corso degli anni il numero si è assestato e nel 2016 le cifre non ufficiali indicano la presenza di circa 3.200 espositori, alcuni dei quali però raggruppati in stand collettivi.
La presenza italiana
L’Italia continua a fornire il maggior numero di espositori, anche se la crescita è più contenuta rispetto ad altri Paesi. Alcuni concorrenti si sono presentati solo di recente ed è per questo che il loro balzo risulta notevole. Basti pensare ai paesi del Nord Africa, che hanno tratto grandi vantaggi dall’embargo russo (vedi Marocco, Egitto ecc.), ma anche il resto dell’Africa così come il continente sudamericano, tutti Paesi che si sono fatti avanti in questi ultimi anni. Sebbene per lunghi anni la presenza dell’Italia, con un numero di circa 400 espositori, abbia rappresentato il 20% del totale, oggi, la nostra presenza è da considerarsi ancora eccezionale, anche se la quota è in calo, leggermente sotto il 15%.
Italia: export giù, servizi su
Come mai, nonostante una presenza tuttora così imponente in termini di espositori a Berlino, l’export ortofrutticolo italiano nel corso degli ultimi decenni ha perso molte posizioni, lasciando la leadership a molti altri Paesi?
Sarebbero molti i fattori da prendere in considerazione, i più importanti dei quali di natura strutturale, come ad esempio quelli relativi ai costi della manodopera della filiera agricola e ortofrutticola, che non consentono all’Italia di tener testa a Paesi come la Spagna in primis, ma anche a nazioni emergenti come Marocco, Turchia e molti altri.
Non è un caso che l’Italia, prima di altri, abbia fatto ricorso alla meccanizzazione, soprattutto in aree del Paese dove l’alta specializzazione era già ai massimi livelli, tanto da farci diventare un punto di riferimento internazionale in ambiti come quelli della conservazione, selezione, calibrazione e confezionamento di frutta ed ortaggi. A Berlino, su un totale di 470 imprese italiane presenti, 166, vale a dire il 35%, appartengono al settore dei servizi: tra questi, oltre alle realtà che si occupano di commercializzazione (Camere di Commercio, Regioni, Mercati all’ingrosso etc), la maggior parte appartengono al settore dei macchinari, con nomi di primo piano riconosciuti a livello mondiale, pensiamo, solo per afare alcuni nomi a Unitec e Sorma, oppure, passando al settore del packaging a Infia piuttosto che Ilip. Senza dimenticare il ruolo e la presenza di aziende appartenenti alla produzione di IV e V gamma, ma dove l’alta specializzaizone tecnologica riveste un ruolo fondamentale.