25 novembre 2013

Psicosi Terra dei Fuochi. Pomodorino del Piennolo -20% in Campania

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«Buonasera, ero a Golosaria domenica scorsa e Milano ed ero interessata ai pomodorini, che trovo oltre che buoni anche molto belli da esporre. Lunedì poi ho seguito la trasmissione di report e mi sono preoccupata…». Inizia così una mail pubblicata dal Mattino di Napoli e inviata al presidente del Consorzio del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio Dop, Giovanni Marino, che riassume bene lo stato d'animo di molti consumatori nei confronti dei prodotti campani. A Golosaria c’eravamo anche noi di Myfruit e il numero di persone che abbiamo visto fermarsi allo stand del produttore vesuviano erano indice di un grandissimo interesse verso un prodotto davvero unico per storia e gusto. Bastava d’altronde assaggiarlo, come era possibile fare in quei giorni, per rimanerne estasiati. Ovviamente non basta. Chi ha spedito la mail, infatti, probabilmente un operatore del settore, chiede: «capisco che il vostro sia un presidio Slow Food e bio. Ma come posso essere sicura che non si tratti di una faccenda all’italiana? Come potrei vincere la riluttanza dei miei eventuali acquirenti?».

Nell’articolo a firma Luciano Pignataro, storica firma enogastronomica del quotidiano nonché blogger attento alle questioni che riguardano i prodotti del Sud, il presidente del Consorzio sottolinea come le perdite interne siano circa del 20% e le vendite, a partire da ottobre, siano calate anche fuori regione. In questi caso il marchio Dop può proteggere dalla psicosi che coinvolge anche prodotti in zone dove non ci sono gli stessi problemi riscontrabili nella Terra dei Fuochi? «Il marchio conta, ma soprattutto conta la fiducia. In questa situazione di preoccupazione generale la gente dubita di tutto né ha gli strumenti per distinguere» risponde Marino.

Gli impegni delle istituzioni, già tre anni fa ai tempi dell’emergenza rifiuti, sono rimaste niente altro che promesse e una volta spentasi l’attenzione dei media, sottolinea ancora il presidente: «ha prevalso l’attenzione che il peggio era ormai passato e si è preferito lasciare le cose come stavano». Che fare questa volta? «La fiducia andrà riconquistata pian piano, ma non servono campagne promozionali vecchio stile per decantare quanto è buono l’agro-alimentare campano, servono misure concrete di prevenzione che, con la necessaria e adeguata comunicazione, tranquillizzino i consumatori».

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